I beni confiscati ai clan, “molti non appartengono per intero agli affiliati”: verifiche sul regolamento

 
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Gela. Beni passati dalla proprietà degli esponenti dei clan alla gestione dello Stato. “Non sempre i beni appartengono per intero agli esponenti dei clan”. Il regolamento prodotto in estate dalla commissione affari generali, con il supporto dell’associazione antiracket Gaetano Giordano, però, non è ancora pronto ad arrivare in aula consiliare per essere approvato. Già nelle scorse settimane, l’assessore Francesco Salinitro, che ha partecipato ai lavori di redazione del regolamento, ha spiegato che “la documentazione è al vaglio dei tecnici del municipio”. Servirebbero, infatti, ulteriori accertamenti. Da questo punto di vista, è piuttosto chiaro il vice presidente della commissione comunale affari generali Giovanni Panebianco. “L’unica vera difficoltà da affrontare – spiega – riguarda la diversa gestione delle particelle dei singoli beni confiscati. In molti casi, infatti, lo stesso bene presenta particelle sotto confisca e altre, invece, non sottoposte al provvedimento perché intestate a soggetti diversi da quelli interessati dai verdetti dei giudici”. Una difficoltà tecnica che, a questo punto, dovrà essere valutata. I componenti della commissione affari generali, presieduta da Giuseppe Guastella e composta da Giovanni Panebianco, Carmelo Casano, Francesca Caruso e Sara Cavallo, hanno stilato le linee guida per l’affidamento dei beni. Sono ventuno i cespiti passati dal controllo degli esponenti di stidda e cosa nostra a quello dell’ente comunale. Beni, sia edifici che terreni, da destinare ad una riconversione che possa generare nuova economia.  In base alle linee guida varate ad inizio luglio, è previsto un minimo di tre anni di gestione, da concedere ad associazioni senza fini di lucro. Periodo che, eventualmente, potrà essere prorogato. Chi avrà la possibilità di gestire i beni dovrà comunque relazionare periodicamente rispetto alle attività svolte. Atti che verranno valutati dalla commissione e trasmessi anche ai funzionari della prefettura di Caltanissetta. Una commissione, composta da tecnici, consiglieri comunali ma anche associati all’antiracket, valuterà i progetti destinati alla riconversione dei beni confiscati ai clan locali e finiti nella proprietà del Comune.  

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