I cantieri come copertura per gli stiddari, gli investigatori: “Indagini dopo che parlò Barbieri”

 
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Immagine repertorio

Gela. Gli stiddari avrebbero usato alcuni cantieri avviati in città come copertura per le loro attività estorsive ma anche per favorire imprese vicine. Particolari che sono emersi nel corso delle deposizioni di due carabinieri che seguirono gli sviluppi dell’inchiesta “Agorà”. A processo sono finiti Emanuele Palazzo, Carmelo Curvà, Luciano Orazio Curvà, Paolo Di Maggio, Angelo Cirignotta, Guido Cirignotta, Giuseppe Nocilla, Simone Nicastro, Giuseppe Caci, Umberto Barone, Salvatore Antonuccio e Giuseppa Palazzo. Gli sviluppi investigativi hanno condotto a ricostruire le mosse di affiliati alla nuova stidda. Ne sono convinti i pm della Dda di Caltanissetta. “I fratelli Simone e Davide Nicastro, Luciano Orazio Curvà e Carmelo Curvà – ha detto uno dei militari – lavoravano nei cantieri dell’azienda Cirignotta. Riteniamo però che fosse un impiego di comodo. Abbiamo riscontrato che spesso non si recavano sul posto di lavoro”. I fratelli Cirignotta, titolari di quei cantieri, sono però anche parti offese nel procedimento, rappresentati dall’avvocato Maurizio Scicolone. Hanno sempre escluso qualsiasi ipotesi di favoreggiamento o di reticenza.

Gli approfondimenti investigativi partirono dopo le dichiarazioni rese da Carmelo Barbieri, ex esponente di cosa nostra locale e oggi collaboratore di giustizia. “Quelle dichiarazioni risalgono al 2010 – ha spiegato uno degli investigatori – e durante un controllo condotto nel cantiere è risultata la presenza dei Curvà e dei Nicastro”. Nel corso dell’esame, i difensori di tutti gli imputati hanno approfondito il presunto ruolo che viene attribuito dagli investigatori ai loro assistiti. Tutto sarebbe ruotato intorno ad una serie di estorsioni, comprese quelle ad un supermercato e ad una sanitaria. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Maurizio Scicolone, Nicoletta Cauchi, Ivan Bellanti, Davide Limoncello, Salvo Macrì, Cristina Alfieri, Giovanna Zappulla, Guglielmo Piazza e Alfredo D’Aparo.

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