I clan catanesi gestivano le scommesse on line, indagine anche in città: parte processo

 
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Catania. Gli investigatori catanesi sono certi che il clan Cappello avesse messo le mani su un giro milionario di scommesse on-line. Un software, illegale sul territorio italiano, sarebbe stato alla base di un presunto sistema, esteso sull’intero territorio siciliano, anche attraverso server esteri. La chiave decisiva agli inquirenti l’avrebbe fornita Fabio Lanzafame, l’informatico che ideò il software, diventato collaboratore di giustizia. Davanti ai giudici del collegio penale del tribunale di Catania si è aperto il dibattimento. Tra gli imputati, ci sono anche i gestori di due agenzie scommesse locali, Ivano Cavaleri, Angelo Cavaleri e Antonio Angelo Susino. In base alle accuse, i tre avrebbero avuto contatti con i presunti organizzatori. I tre gelesi, assistiti dagli avvocati Giacomo Ventura e Francesco Enia, hanno sempre negato qualsiasi legame con le organizzazioni criminali catanesi. Per i difensori, avrebbero condotto le attività sempre nel rispetto delle norme in materia. Durante le prossime udienze, è previsto l’esame dei primi testimoni, soprattutto investigatori che si occuparono dell’inchiesta. Si tratta di una maxi indagine, che ha interessato oltre cinquanta coinvolti.

Operatori e agenzie sparse in diverse province dell’isola sono finite nella rete delle verifiche. In fase di udienza preliminare, almeno venti imputati hanno scelto di definire le loro posizioni con riti alternativi.

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