I contrasti e poi gli spari all’abitazione, fissato l’appello dopo la pesante condanna a Bodinaku

 
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Immagine di repertorio

Gela. Avrebbero agito in tre, in sella a due scooter. Vennero sparati diversi colpi di pistola contro l’abitazione di famiglia di un altro giovane, con il quale avevano avuto un violento alterco. Per quella vendetta nel maggio di un anno fa arrivò la condanna a sette anni e un mese di reclusione imposta al ventottenne Igland Bodinaku. Avrebbe preso parte all’azione, così come hanno ricostruito gli investigatori. I colpi d’arma da fuoco vennero esplosi tra le strade del quartiere Sant’Ippolito. Una vicenda che verrà valutata dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. E’ stato fissato il giudizio di secondo grado dopo che la difesa (sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio) ha impugnato la pesante pronuncia di condanna. Bodinaku, davanti al giudice del tribunale di Gela, ha ammesso di aver avuto uno scontro con il rivale ma di essersi difeso perché aggredito. Ha inoltre spiegato di aver raggiunto l’abitazione di Sant’Ippolito ma di non aver fatto fuoco. Sarebbe stato un presunto complice a sparare. Dopo qualche mese, scattò la ritorsione.

Il rivale ferì a colpi di pistola proprio il ventottenne albanese. Tentato omicidio che è costato la condanna definitiva a Graziano Romano. Gli spari a Sant’Ippolito, invece, erano diretti contro l’abitazione della famiglia Romano e la madre del giovane è costituita parte civile nel procedimento contro Bodinaku, rappresentata dall’avvocato Carmelo Brentino.

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