I dipendenti gelesi di Eni trasferiti, a Sannazzaro arriva l’alt dei sindacati: “Diamo risposte ai giovani locali”

 
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Gela. La riconversione decisa nel sito locale dai manager di Eni non smette di produrre conseguenze.

I trasferimenti in altri siti Eni. Come se non bastassero lo stop praticamente totale dell’indotto e di centinaia di lavoratori e i continui trasferimenti in altri siti della multinazionale dei dipendenti del gruppo, adesso arrivano i malumori sindacali direttamente da altre raffinerie sparse per la penisola. Il fatto che i dipendenti Eni della fabbrica di contrada Piana del Signore siano diventati “nomadi”, destinati ad essere ricollocati in altri siti della multinazionale, in Italia e non solo, suscita evidenti preoccupazioni a cominciare da Sannazzaro de Burgondi. Attualmente, il sito in provincia di Pavia è tra quelli principali di Eni lungo l’intera penisola. I sindacati lombardi, così, temono che il turnover proveniente da altre raffinerie, compresa quella gelese, limiti l’occupazione locale. “La raffineria lomellina – spiega Alberto Pozzati della Uiltec lombarda – regge perché è all’avanguardia. Ma sono le assunzioni locali che sono in sofferenza. La chiusura di raffinerie come quella di Gela e Venezia, la conversione di quella di Taranto in deposito e la messa in vendita di quella di Livorno, fanno sì che il fabbisogno di maestranze a Sannazzaro sia sopperito in gran parte dal turnover in arrivo da altre raffinerie. Non a caso, da Gela sono già arrivati in Lomellina circa trenta lavoratori che hanno accettato il trasferimento. Insomma, pare debba essere ancora il nostro territorio a dover sopportare l’impatto socio ambientale della raffineria ricevendo ben poco in cambio in termini occupazionali”.

“Dare risposte ai giovani locali”. La dose viene rincarata anche dal segretario generale pavese della Femca Cisl Gianni Ardemagni. “A Sannazzaro, confermata come azienda leader dell’Eni in Italia – spiega – non mancano i problemi. La potenzialità della raffineria si concretizza infatti valorizzando non solo il nuovo impianto Est, ma anche altre strutture produttive che necessitano di una razionale manutenzione straordinaria. Rispetto a questo aspetto e per completare il master plan delle maestranze, si possono e si devono recuperare gli spazi occupazionali lasciati vuoti dando una risposta ai giovani del nostro territorio”. Insomma, spazio ad eventuali assunzioni locali senza dipendere dagli arrivi esterni da altre raffinerie Eni, ad iniziare da quella di contrada Piana del Signore.   

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