I Forconi voglio continuare ad oltranza, il vescovo: è una rivolta sociale

 
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Gela. Contadini, operai, commercianti, studenti, qualche libero professionista. Il corteo gelese ha racchiuso un migliaio di manifestanti nel quinto giorno di protesta dei Forconi. Hanno attraversato via Palazzi fino al corso Vittorio Emanuele.

Cori contro i deputati gelesi Donegani, Federico, Speziale e Crocetta. Il corteo si è soffermato davanti la segreteria dell’eurodeputato inveendo con cori e insulti. Saracinesche abbassate fino alle 12,30. C’è rabbia ma non rassegnazione. Il fronte sembra compatto. Nessuna divisione. Mentre in Prefettura i rappresentanti del movimento dei Forconi chiederà di poter proseguire ad oltranza la protesta.

«Un problema grave e devastante attanaglia le piccole e medie imprese, i lavoratori, le famiglie e il futuro dei giovani». Lo afferma il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, Michele Pennisi, commentando lo sciopero dei tir. Il vescovo in un suo messaggio pastorale scrive che la preoccupazione dei contadini è causata dalla «filiera lunga che comporta un’enorme differenza fra il valore dei prodotti agricoli sugli alberi o nelle serre e quello della stessa merce nei grandi supermercati, determinato anche dalla concorrenza sleale di produttori di altri paesi».«Tutto questo spesso costringe a ritmi di lavoro disumani – aggiunge il prelato – mina la serenità e l’unità delle famiglie e le rende irreversibilmente povere. Ma la città degli uomini raggiunta dall’annuncio del Vangelo deve ritrovare la sua armonia». Pennisi si appella alle forze politiche e ai governi regionale e nazionale «affinchè non sottovalutino il clima di rivolta sociale che sta interessando molti territori della Sicilia, ascoltino il grido di disperazione che proviene da tanta gente che si sente abbandonata a sè stessa, favoriscano lo sviluppo economico dei nostri territori». 

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