I lavori al teatro e l’ombra della mafia, Crocetta cacciò l’azienda: il Comune non l’ha ancora risarcita

 
3

Gela. Dieci anni fa, l’appalto per la ristrutturazione del teatro Eschilo venne revocato all’associazione temporanea di imprese che se l’era aggiudicato. Fu l’allora sindaco Rosario Crocetta a decidere che i lavori sarebbero stati svolti da un consorzio di Comiso, secondo in graduatoria. I dubbi su possibili infiltrazioni mafiose nella proprietà di una delle aziende vincitrici (dopo il rilascio di un’informativa interdittiva), portò l’allora sindaco a bloccare tutto. A dieci anni di distanza, però, il Comune deve pagare il risarcimento, dopo che i giudici del Tribunale amministrativo di Palermo hanno dichiarato illegittima quell’esclusione. Soldi che il gruppo etneo messo alla porta non ha ancora ricevuto. Il verdetto pronunciato dai magistrati amministrativi risale al novembre di due anni fa. Ad oggi, però, l’amministrazione Messinese non ha coperto quanto dovuto e la cifra è comunque pesante. I legali dell’azienda hanno inizialmente chiesto non meno di 600 mila euro. Nel verdetto, il Tar palermitano ha disposto il pagamento di una somma pari al “6% (5+1) del prezzo a base d’asta, ridotto della percentuale di ribasso contenuta nell’offerta della ricorrente”. “Su tale somma – continuano i giudici – dovranno essere ulteriormente calcolati rivalutazione ed interessi legali, con decorrenza dalla data in cui i lavori oggetto di appalto, non eseguiti dalla ricorrente, sarebbero dovuti essere pagati, sulla base delle disposizioni contrattuali”. Senza risposte dal Comune, i legali dell’azienda hanno proposto giudizio di ottemperanza, davanti al Tar Catania (il Comune non si è costituito né ha impugnato la prima sentenza).

Le somme dovranno essere versate entro sessanta giorni o altrimenti subentrerà un commissario ad acta che dovrà procedere allo sblocco dei fondi. Due anni fa, il Tar Palermo diede ragione al gruppo escluso con l’ombra mafiosa, addirittura sostenendo che la revoca decisa da Crocetta violasse le norme del codice antimafia. L’informativa che accertava il rischio di infiltrazioni mafiose, all’epoca venne rilasciata dalla prefettura di Catania solo in relazione ad una delle società mandanti. Gli altri imprenditori, a loro volta confluiti nell’associazione temporanea aggiudicataria dell’appalto, già prima di concludere il contratto avevano proposto di sostituirla. Un’ipotesi che venne scartata dai funzionari del Comune, tanto da spingerli a revocare l’appalto, tagliando fuori tutte le aziende del raggruppamento. “Osserva il collegio che la causa può essere decisa sulla base della costante giurisprudenza formatasi sul punto controverso – scrissero i giudici nella sentenza – con cui si è affermata l’illegittimità del provvedimento con il quale un Comune revochi in autotutela, nei confronti di un’Ati, l’aggiudicazione di una gara di appalto, motivato con riferimento al fatto che la mandante è stata destinataria di una informativa interdittiva antimafia, nel caso in cui l’impresa mandataria della medesima Ati abbia tempestivamente e formalmente comunicato alla stazione appaltante di volersi avvalere della facoltà che consente alla mandataria, nei casi previsti dalla normativa antimafia, di eseguire i lavori facenti capo alla mandante estromessa anche indicando altra impresa”. L’ennesima “disdetta” per le casse di un Comune che ha pure subito il blocco della spesa straordinaria, imposto dai giudici della Corte dei Conti.

3 Commenti

  1. Continuano a venire fuori debiti scaturiti dalle ottime amministrazioni precedenti. E oggi ci sentiamo dire da rappresentanti di partiti ai tempi al governo della citta che hanno lavorato bene nell interesse della collettivita. I fatti che sono quelli che contano dicono che ancora una volta il popolo e costretto a pagare per nefandezze di amministrazioni e personaggi politici mediocri e incompetenti.

  2. Visto che Crocetta ha sentito odore di mafia per il restauro del TEATRO!!!! come mai il Crocetta a dato in gestione i il TEATRO alla sua cara AMICA !!!! ma ODORE di gestione non ce ne? Mi rivolgo alle forze dell’ordine è al COMUNE DI GELA

Rispondi a Ivan Cancella la risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here