I lavori delle confraternite a Farello, l’accusa di estorsione: “Ad ogni pagamento volevano i soldi”

 
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Gela. “I soldi glieli dovevo dare ad ogni pagamento ricevuto”. Il titolare della ditta che realizzò uno dei nuovi mausolei nel cimitero Farello ha raccontato dei soldi che gli sarebbero stati imposti dai titolari di agenzie funebri, committenti dell’opera per conto di una confraternita. Non solo il “pizzo” sugli stati di avanzamento dei lavori, ma anche l’assunzione del genero di uno dei due. A processo, davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro) sono finiti Salvatore Incardona e Giovanni Marù. Su un ammontare complessivo dell’appalto da circa 450 mila euro, il titolare dell’azienda avrebbe versato ai due non meno di 45 mila euro. Una conferma è arrivata anche dalla moglie. “Ricordo che una volta – ha spiegato – mio marito mi disse di prelevare in banca dei soldi, circa tremila euro, e poi li portai in ufficio ad Incardona. Non era contento perché ne voleva quattromila, ma in banca non potevo prelevare cifre di quel tipo”. Lo stesso imputato avrebbe anche minacciato di bloccare i lavori se il titolare della ditta non avesse assunto il genero. Un particolare spiegato da uno degli operai che seguivano il cantiere.

La difesa degli imputati, sostenuta dall’avvocato Alfredo D’Aparo, ha però fatto riferimento anche ad opere non previste nel progetto iniziale e che sarebbero state comunque realizzate. Per il difensore non ci sarebbe stata alcuna estorsione. “Dopo che denunciai le richieste di denaro – ha detto ancora il responsabile della ditta – mi vennero bloccati i pagamenti e non ho potuto coprire tutte le retribuzioni dei lavoratori. Sono ancora in attesa di ricevere quei soldi”. I testimoni, compresi i poliziotti che seguirono l’indagine, hanno risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo. La denuncia dopo le presunte minacce è stata sporta con il sostegno dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, parte civile nel giudizio con gli avvocati Giuseppe Panebianco e Laura Cannizzaro. In aula, questa mattina, c’era il presidente Renzo Caponetti. Stessa scelta processuale assunta dal titolare dell’azienda, rappresentato dal legale Rosaria Fasciana.

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