I Mendola gettano la spugna, “presi in giro dalla politica, senza stadio non si può fare calcio”

 
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Il presidente del Gela Calcio Angelo Mendola ed il vice Fabio Fargetta

Gela. I Mendola gettano la spugna. Non ce la fanno più a sopportare una squadra senza uno stadio. Hanno investito e tanto e dopo oltre otto mesi non hanno alcuna data, alcuna certezza sulla riapertura dello stadio Presti. Sono stati in silenzio ed hanno incassato tante amarezze ma dopo i tanti incontri e le mancate rassicurazioni, stasera sono usciti allo scoperto.

C’è tanta amarezza nell’annunciare il disimpegno.

“Non sempre i sogni si realizzano, ma non si deve mai rimanere da soli a sognare. Questa dirigenza e la mia famiglia, dal 2016 investono nel Calcio e nel territorio di Gela senza che il territorio abbia dato qualcosa o sostenuto le nostre imprese, ma solo per la gelesità che ci ha sempre contraddistinti e il vanto di essere cittadini di questa città. Oggi ci rendiamo conto che siamo soli. Siamo soli a sostenere un progetto calcistico di grande ambizione, la squadra e il suo allenatore ne sono testimonianza, ma sembra quasi che solo noi vogliamo portare avanti questo progetto, quasi che non fosse un progetto della città di Gela, che porta peraltro il suo nome in giro per il meridione d’Italia in senso positivo e non come spesso è stato dipinto dai media.. Siamo soli a sostenere economicamente la squadra di calcio senza nessun aiuto da parte della cittadinanza, solo 10 abbonamenti, e del suo tessuto economico locale sia arrivato. I vari appelli a fare squadra nell’interesse della città e non certo di questa proprietà, sono rimasti appelli lanciati nel vuoto. Anche l’Amministrazione ci ha lasciato da soli in questi mesi, questa situazione è sotto gli occhi di tutti”.

Senza stadio è come senza una casa

“Da febbraio 2018 lo stadio è chiuso e quindi non è accessibile al pubblico, creando problemi non indifferenti alla società. A fronte di questi problemi, abbiamo avuto solo proclami da parte dell’amministrazione, che si era impegnata a riaprire la struttura sportiva entro il mese di agosto, ma così non è stato. Purtroppo siamo stati ingannati da tutti, compresa la politica, illusi che questo sogno poteva essere condiviso dalla città a cui non abbiamo chiesto assolutamente nulla, se non di sognare con noi. A questo punto ci siamo svegliati e ci siamo resi conto che lo stadio è chiuso e la situazione politica e amministrativa venutasi a creare non lascia assolutamente dubbi sul fatto che lo stadio non si aprirà in tempi brevi. Anche i tempi di un eventuale interessamento da parte della Regione non solo quelli auspicati per rilanciare la squadra di calcio. Ci siamo svegliati e ci siamo accorti che in giro per l’Italia facciamo solo brutte figure perché non siamo in grado di ricevere le altre squadra a casa nostra, visto che una casa non l’abbiamo e forse per questo anno non l’avremo, visto che il Comune non è in grado di portare avanti la ristrutturazione della Tribuna”.

Svegliarsi dal sogno

“Ci siamo svegliati da questo sogno e ci siamo accorti che purtroppo nel territorio non si può fare calcio, perché è mancato quell’appoggio, su ogni fronte, che avrebbe consentito di alimentare quell’entusiasmo che oggi non c’è più. Questa città ha fatto morire il calcio e le colpe non sono di questa dirigenza ne’ della proprietà, ma della città di Gela, che non è riuscita ad avere un moto di orgoglio per salvare questa compagine sportiva e con essa il nome di Gela. Per questi motivi gettiamo definitivamente la spugna, liberiamo giocatori e staff, ringraziandoli per quanto hanno fatto, ringraziamo quelli che ad oggi ci hanno sostenuto e ci hanno supportato e rimettiamo la squadra nelle mani di chi vuole continuare, avendo sempre il nostro sostegno”.

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