I morti di amianto in fabbrica, parla un ex lavoratore: “Mi hanno diagnosticato l’asbestosi”

 
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Gela. “Usavamo i guanti di amianto per lavorare”. Un ex dipendente di raffineria ha raccontato quanto accadeva tra gli impianti della fabbrica, almeno fino ai primi anni ’90. “Qualcosa iniziò a cambiare dal 1991, iniziarono ad informarci – ha spiegato – ma eravamo a contatto con l’amianto quando dovevamo effettuare gli interventi che ci venivano richiesti. Nel corso del tempo, mi è stata diagnosticata l’asbestosi, ma venni operato anche per un tumore alla prostata”. Per l’accusa, sostenuta in aula dal pm Mario Calabrese, ci sarebbero state violazioni della normativa, oltre alle lesioni causate agli operai e alla morte di almeno due ex lavoratori. A processo, ci sono imprenditori titolari di aziende dell’indotto e manager Eni. Le accuse vengono mosse ad Angelo Tuccio, Salvatore Di Guardo, Gioacchino Gabbuti, Francesco Fochi, Antonio Borgia, Pier Giorgio Covilli, Giancarlo Picotti, Cesare Riccio, Antonio Catanzariti, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Ferdinando Lo Vullo, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Luciano Di Buò, Salvatore Maranci, Vito Milano, Orazio Sorrenti, Vincenzo Piro, Aurelio Faraci, Giuseppe Di Stefano, Giuseppe Lisciandra, Salvatore Di Dio, Andrea Frediani, Giacomo Rispoli, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Arturo Borntraeger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Salvatore Vitale, Antonio Fazio, Giovanni La Ferla e Renato Monelli.

L’amianto in fabbrica. “Mio marito mi raccontava spesso che lavorava con l’amianto – ha detto la moglie di un ex lavoratore – usavano anche le coperte di amianto”. Parti civili nel procedimento sono l’Osservatorio Nazionale amianto e l’associazione Aria Nuova, con gli avvocati Maurizio Cannizzo, Lucio Greco, Davide Ancona ed Ezio Bonanni, oltre ai lavoratori oggi malati e ai familiari di quelli morti, in giudizio con gli avvocati Vittorio Giardino, Paolo Testa, Concetta Di Stefano e Antonio Impellizzeri e Laura Caci. Le indagini, condotte dai militari della capitaneria di porto e da quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria, si sono estese ad un lungo arco temporale. I lavoratori della fabbrica di contrada Piana del Signore sarebbero stati costantemente a contatto con l’amianto e con altre sostanze molto pericolose. Responsabili civili, in giudizio, sono sia Raffineria di Gela sia Sindyal. Nel pool di difesa, infine, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Raffaela Nastasi, Alessandra Geraci, Gualtiero Cataldo, Luca Mirone, Nicola Granata, Carlo Autru Ryolo, Carlo Federico Grosso, Attilio Floresta, Salvatore Panagia e Michele Castellano.

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