I presidi e la protesta degli operai, in municipio una seduta “urgente” di consiglio comunale

 
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Uno dei presidi nei pressi di raffineria

Gela. Una conferenza dei capigruppo praticamente deserta e una convocazione di consiglio comunale, “monotematico e urgente”, slittata da lunedì 5 marzo (in sostanza la giornata dello spoglio elettorale) al venerdì successivo, 9 marzo. Alla fine, il presidente della Regione Nello Musumeci, i manager di Eni, i sindacati e i deputati del territorio si vedranno tra una settimana, in aula consiliare, per capire a che punto è la vicenda dell’accordo di programma e valutare il caso degli operai della Turco Costruzioni. La seduta, almeno inizialmente, sembrava destinata ad essere convocata per domani. Il rischio di prestare il fianco alla campagna elettorale, però, era fin troppo elevato. Così, il presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia ha prima ripiegato per lunedì 5 marzo, ma data la giornata post-voto, tutto è stato spostato al venerdì seguente. Ovviamente, bisognerà capire se i convocati risponderanno all’appello, anche perché una riunione sulla questione dell’accordo di programma e sul futuro dell’indotto, senza la Regione o senza Eni, significherebbe quasi un buco nell’acqua.

“Gelo” tra politica e lavoratori. I sindacati pressano affinché sia il presidente Musumeci a dare un segnale, convocando tutte le parti a Palermo. Per ora, non c’è un’indicazione precisa. La scelta di fissare una seduta urgente dell’assise civica, però, non sembra entusiasmare i sindacati, che continuano a sostenere la vertenza e i presidi degli operai della Turco Costruzioni. “Probabilmente, i consiglieri avrebbero potuto lanciare un messaggio diverso agli operai ai presidi, magari convocando la seduta alla sala sindacale, in mezzo ai lavoratori, e non con un enorme ritardo”, dicono Franco Cosca, segretario provinciale degli edili della Fillea, Francesco Iudici, della Filca, e Dathan Di Dio della Feneal. Ai presidi, ma anche tra i sindacalisti, è forte il dissenso rispetto alle mosse di una politica locale, ritenuta fin troppo lontana dalle vicende dei lavoratori della fabbrica Eni e in ritardo sugli iter che passano dall’accordo di programma e dall’area di crisi complessa.

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