I Rinzivillo si riorganizzavano, gli indagati contro i provvedimenti d’arresto: “Non c’è nessun clan”

 
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Gela. Continuano a difendersi, respingendo le accuse mosse nei loro confronti dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Gli indagati negano qualsiasi appartenenza a cosa nostra. Gli indagati nel blitz antimafia “Malleus” hanno scelto di rivolgersi ai giudici del riesame di Caltanisetta. Tutti, per il tramite dei loro legali di fiducia, hanno chiesto l’annullamento delle ordinanze di custodia cautelare. Ai giudici nisseni si sono rivolti i fratelli Davide e Alessandro Pardo, Baldassare Nicosia, Giacomo e Massimo Gerbino, Ivan Casciana, Valerio Longo, Giuseppe Schembri, Antonio Radicia, Giuseppe Domicoli e Gaetano Smecca. I loro legali di fiducia, gli avvocati Davide Limoncello, Giacomo Ventura, Giovanni Lomonaco, Flavio Sinatra e Cristina Alfieri hanno escluso l’esistenza di qualsiasi organizzazione mafiosa vicina alla famiglia dei Rinzivillo. Inoltre, in base alle conclusioni presentate dai difensori, i fatti contestati risalirebbero ad alcuni anni fa e, comunque, non avrebbero un collegamento certo. Gli investigatori, invece, ritengono che dietro al giro di droga che avrebbe interessato tutti gli indagati, ci sarebbe stata anche la presenza di una ricostituita famiglia mafiosa, in questo caso legata al gruppo Rinzivilo. Nei prossimi giorni, inoltre, sono fissati i riesami di altri indagati, finiti al centro del blitz. Le prime decisione potrebbero arrivare in tempi molto stretti.

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