I servizi al porto isola, protestano ancora gli operatori di Archimede: “Un piano distruttivo ai danni della nostra società”

 
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Gela. È ancora scontro e tutto gira intorno ai servizi al porto isola Eni.


Nuova protesta. Questa mattina, i sessantaquattro operatori della società Archimede, che da decenni svolgono le attività antincendio nel sito, sono tornati a protestare davanti agli uffici della capitaneria di porto, sul lungomare Federico II di Svevia. Temono di perdere il posto di lavoro e contestano le scelte assunte dal comandante Pietro Carosia. Negli ultimi mesi, è stato un susseguirsi di accuse e verdetti dei giudici del Tar di Palermo, che hanno annullato gli effetti di tutti i provvedimenti autorizzativi, necessari a consentire l’accesso al porto isola della società palermitana Vigilanza soccorso antincendio. “Le decisioni giudiziarie – si sfogano i lavoratori davanti alla capitaneria – vengono ignorate dal comandante. Il Tar ha sospeso gli effetti delle autorizzazioni rilasciate a Vigilanza soccorso antincendio, ma adesso spuntano altre società. Cambiano le denominazioni e la storia è sempre uguale”.

“Un piano distruttivo”. Con la drastica riduzione della mole di lavoro al porto isola, gli operatori di Archimede temono di non poter più andare avanti. “Siamo già sotto contratto di solidarietà – dicono ancora – l’azienda continua ad assicurare tutto, ma così diventa difficile. Abbiamo famiglie da mantenere e non possiamo accettare questa macelleria sociale. Con pochissime navi in arrivo, che senso ha autorizzare altre società?”. Adesso, i lavoratori vanno oltre. Hanno deciso di scrivere al ministero e alla prefettura. Nel testo, si fa riferimento ad un “piano distruttivo” che sarebbe stato pianificato dal comandante Carosia ai danni della società Archimede. In base a quanto riporta il documento, a trarne vantaggio sarebbero stati i “barcaioli con l’ottenimento di un generico servizio di sicurezza” e le società adesso autorizzate ad operare al porto isola. In bilico per l’Archimede c’è anche il servizio di sfuggita. “I lavoratori protestano per un diritto fondamentale, quello al lavoro – dice il segretario provinciale della Fiom Orazio Gauci che segue la vertenza – le decisioni assunte dalla capitaneria non hanno convinto gli operatori e vogliono chiarezza. Il sindacato è contrario ad un servizio continuamente precarizzato”. Dalla capitaneria di porto, però, arrivano smentite alle pesanti accuse. “Lo ripeto, nessuno ha intenzione di togliere il lavoro ai dipendenti di Archimede – spiega il comandante Pietro Carosia – io applico solo quello che prevede la normativa. Se ci sono aziende, con tutti i requisiti previsti, intenzionate ad operare al porto isola, non posso che procedere al rilascio delle autorizzazioni. Dire di no sarebbe un abuso, un atto quasi mafioso. Noi applichiamo le regole, senza assurdi favoritismi”. Il porto isola e i servizi che girano intorno alle attività di Eni fanno montare la tensione e tanti non vogliono fare passi indietro.

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