I soldi dell’Accordo di programma, “ci sarà nuovo bando”: rimangono almeno 20 milioni di euro

 
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Gela. Per ora, i venticinque milioni di euro dell’Accordo di programma hanno prodotto un unico progetto, appena finanziato. La scorsa settimana, Invitalia ha comunicato di aver concluso favorevolmente l’iter per la quasi totale copertura economica della proposta avanzata dalla “Brunetti packaging”, per la realizzazione di un impianto di imballaggi innovativi. L’investimento complessivo si aggira intorno ai cinque milioni di euro, mentre Invitalia ne dovrebbe finanziare più di quattro milioni. Solo questa proposta ha superato la fase di istruttoria, anche se in realtà non sono state molte le domande presentate, in totale solo sei. Criteri di disponibilità economica fin troppo restrittivi, hanno tagliato fuori buona parte della platea di eventuali investitori. Che ne sarà degli altri venti milioni di euro che governo e Regione hanno destinato all’area di crisi complessa, che comprende più di venti Comuni? “Ci sarà un nuovo bando – dice l’assessore allo sviluppo economico Terenziano Di Stefano – abbiamo già avuto alcune interlocuzioni informali e ci è stato comunicato che le altre somme verranno nuovamente messe a disposizione, con un bando pubblico, ma questa volta in base alla nuova disciplina in materia di aree di crisi complessa”. E’ stata di recente approvata e pubblicata la normativa che riforma quella precedente e porta la firma del ministro Stefano Patuanelli. Criteri meno restrittivi, da un punto di vista di disponibilità economiche da investire, sono i cardini degli interventi di modifica. Sul piano pratico, dovrebbe servire ad allargare la potenziale platea di aziende selezionabili per ambire ai milioni di euro ancora in ballo.

Un orientamento che va incontro a quanto chiesto dall’amministrazione comunale, che più volte ha fatto riferimento alla necessità di rinegoziare l’accordo di programma. I soldi pare non verranno persi in altri rivoli burocratici, anche se lo stanziamento è stato sempre ritenuto fin troppo esiguo per un territorio economicamente tramortito dalla crisi economica e che non trova ristoro neanche dagli interventi istituzionali, dopo aver patito le pesanti conseguenze dell’industrializzazione che ancora oggi si fanno sentire.

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