Soldi per un capannone sulla Gela-Catania, l’imprenditore non dovrà restituirli

 
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Gela. Quel decreto di revoca emesso dal Ministero dello sviluppo economico non ha effetti, va annullato. La decisione arriva dai giudici del tribunale amministrativo di Palermo, che hanno accolto il ricorso presentato dai legali di un imprenditore, titolare di un capannone sulla Gela-Catania, alle porte della città. Nel febbraio del 2009, proprio i tecnici del ministero avevano avviato la procedura di revoca di un finanziamento da oltre 800 mila euro, quasi per intero già erogato. Considerati anche gli interessi, l’imprenditore avrebbe dovuto restituire circa un milione e mezzo di euro. I soldi gli erano stati concessi attraverso i finanziamenti del Contratto d’area di Gela e sono serviti a realizzare proprio il capannone, nelle intenzioni destinato alla lavorazione dei carciofi crudi e in seguito convertito ad uso commerciale. Nonostante tutte le verifiche ispettive fossero risultate favorevoli, scattò comunque un’indagine della Guardia di finanza, avviata a seguito di alcuni esposti anonimi. I militari, dopo le verifiche, accertarono un presunto giro di fatture false per circa 87 mila euro. Gli atti vennero trasmessi anche ai pm della procura ma le accuse contestate, in parte caddero già in fase di indagine e per il resto andarono incontro alla prescrizione. Dal ministero, però, venne avviata la procedura di recupero dei soldi e il relativo provvedimento è stato impugnato dai legali dell’imprenditore. Adesso, arriva un verdetto favorevole dai giudici del tar che hanno bloccato l’eventuale restituzione dei soldi, dopo aver accolto anche la precedente richiesta di sospensiva.

Bloccata la restituzione dei soldi. Come ribadito nel ricorso presentato dagli avvocati dell’imprenditore, il decreto di restituzione non avrebbe tenuto conto del fatto che, anche le sentenze penali emesse sul caso, non abbiano mai fatto riferimento ad una presunta frode basata su false fatturazioni. Inoltre, quanto accertato dai finanzieri riguardò solo una parte minima del finanziamento, 87 mila euro a fronte degli oltre 800 mila concessi. Per la difesa, ancora, sarebbe trascorso un lasso di tempo sproporzionato tra la concessione del finanziamento e l’avvio della procedura di revoca. Dopo le verifiche ministeriali e quelle condotte dalla società Europrogetti e finanza spa, incaricata degli accertamenti sull’uso dei soldi finanziati, emerse che i lavori del capannone erano stati effettivamente completati e, inoltre, tutti i macchinari necessari alla produzione vennero acquistati e contabilizzati. “La motivazione della revoca poggia su un presupposto inesistente (l’accertamento giudiziale dei fatti contestati dalla Guardia di Finanza) e, per tale ragione, deve rilevarsi – si legge nella sentenza – come di fatto l’amministrazione abbia revocato il finanziamento facendo esclusivo riferimento alle risultanze dell’attività investigativa della Guardia di finanza, senza una specifica ed autonoma considerazione dei fatti che ne erano a fondamento e senza farle proprie con adeguata motivazione anche e soprattutto in considerazione – come si dirà successivamente – della analitica contestazione degli addebiti fornita dal ricorrente nel corso del procedimento finalizzato alla revoca”.

4 Commenti

  1. come si fa ad avere tutta questa proprietà gratis…. un capannone con finanziamento della comunità europea..e non solo affittato hai cinesi!!! Ma hanno fette di mortadella su gli occhi… la magistratura…ma come rimbianco Mussolini.W L’ITALIA

  2. Ciccio …….perche non ne fai uno Tu ??? saebbe più utile fare che criticare . O ti basta il tuo piccolo stipendio che ti mette al riparo e ti permette di fare il leone da tastiera ??

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