I tesori di Gela? Hanno altro cui pensare!

 
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Gela. Attaccare oggi la politica potrebbe sembrare una maniera speciosa per delegittimarla agli occhi della città per fini che di nobile hanno ben poco.

Ma quanta responsabilità ha la politica nei confronti della nostra città che da alcuni decenni viene sistematicamente violentata e stuprata nella sua fisionomia, continua ad essere terra di conquista da parte di barbari che hanno trovato in faccendieri e politici locali il grimaldello per aprire le porte della città e operare razzie di ogni genere. Razzie opportunamente, dettagliatamente, disperatamente denunciate dal prof. Nuccio Mulè, più e più volte.

La politica? Pensa un po’ se la politica, ai vari livelli istituzionali, abbia mai potuto pensare di arginare in qualche modo tali scorrerie. Ho fatto col prof. Mulè il computo di ciò di cui è stata privata la città di Gela in fatto di tesori archeologici: se avessimo la possibilità di riunirli, mi diceva, avremmo il museo più grande e prezioso del mondo. E il mondo ha finito, invece, con l’essere beneficiato di tanto bene! Ne possono andare orgogliose città come New York, Baltimora, Cleveland, Boston, Aukland, Cambrige, Kansas, Berlino, Monaco, Kassel, Gotha, Londra, Oxford, Basilea, Bruxelles, Copenhagen, Goteborg, Lucerna, Zurigo, Mississipi, Tampa, Rhode Island, Yale, Havana (solo per citarne qualcuna), ma anche Agrigento, Siracusa, Roma e non solo. Se di questa situazione non ci rimangono che le cicatrici e magari il conforto di un pianto consolatorio, ci sono tuttora ferite che sanguinano e che aspettano di essere sanate. La politica, locale e regionale, continua a ignorare colpevolmente, per motivi che appaiono incomprensibili, che esista questo problema ( anche l’ignoranza è una colpa!).

Ora i fatti. Nei primi del novecento viene trovato a Gela un vaso di straordinaria bellezza, un cratere a volute a figure rosse, su fondo nero, con scene di Centauromachia e Amazzonomachia alto 78 cm. Questo vaso prende la via di Palermo e lì viene storicizzato. Nel 1958 viene inaugurato il Museo di Gela. Nel 1967, nove anni dopo, viene inaugurato il Museo di Agrigento. E qui avviene un sensazionale colpo di scena. Il vaso in questione, proprio nel giorno dell’inaugurazione, appare in tutta la sua bellezza, al centro di una stanza nel Museo di Agrigento. Palermo ha pensato bene di cederlo ad Agrigento per sanare una loro querelle. Insomma si è consumato un vero e proprio baratto Palermo- Agrigento con la roba d’altri, ossia di Gela. Se era stato storicizzato, questo vaso non sarebbe dovuto restare a Palermo? Se è stato possibile trasferirlo ad Agrigento, perché non lo si è fatto con Gela, legittima proprietaria, che aveva il Museo già nove anni prima di Agrigento? Questo vaso dovrà tornare a casa! Come a casa dovrà immediatamente tornare una piccola coppa con figurazione di Triskeles,

il più antico reperto raffigurante la Trinacria, trasferito temporaneamente quasi cinquant’anni fa al museo di Agrigento, inventariato col n° 35534 e già esposto e storicizzato nel Museo di Gela, e che non ha ancora fatto ritorno. Come pure dovranno tornare a casa le 936 cassette piene di reperti archeologici trovati nel territorio gelese in diversi peridi, reperti quasi tutti inventariati (vedasi registri del museo archeologico) e trasferite dalla Sovraintendenza a Caltanissetta tra il maggio del 1999 e il novembre del 2001. Tutto questo, in base a quale logica o necessità è stato possibile? Altra questione bollente è quella che riguarda Gela e Siracusa. Si tratta di circa duecento reperti che dovevano essere restaurati proprio a Siracusa e riportati poi a Gela. Il tutto rigorosamente documentato. A questo punto è lecito domandarsi se i reperti custoditi nel bosco littorio rischino di prendere la via che non sia quella del museo archeologico di Gela. Ora, possibile che questi fatti non indignino nessuno di quelli che avventatamente, pretenziosamente e ostinatamente hanno scelto di fare politica?

Una politica di solito miope, adusa a gestire semplicemente le miserie quotidiane, cui piace spesso crogiolarsi in sterili, quando non risibili, beghe, e ciò si verifica non di rado persino all’interno dei singoli partiti; una politica che ad altro non mira se non ad assicurarsi le prime file del parterre, indipendentemente dal fatto che lo spettacolo prometta o meno esiti di grande valore e significato. Ciò che conta per tanta politica è esserci e poter cogliere magari, qualora se ne presenti l’occasione, l’opportunità di un qualche miserabile utile personale, non necessariamente da codice penale.

Sembra che i cosiddetti rappresentanti dei cittadini siano refrattari a qualunque richiamo o slancio d’orgoglio e mai siano stati scossi da un brivido d’amore per la città. D’altronde, una questione come quella che anch’io ora sto sollevando, dopo che il prof. Mulè ha profuso in tanti anni di ricerca e sorveglianza tutte le sue migliori energie per mettercene al corrente, cosa può portare di utile o di barattabile nell’immediato alla politica? La città? Ma che crepi pure d’inedia e di consunzione! Tanto, il tempo sa mettere sempre una coltre su ogni questione. Molti fanno affidamento proprio sul tempo: basta che passi!

Ma, in questo caso, il tempo può anche far dilatare e lievitare il senso di un atroce tradimento. Perché niente è più insopportabile per una comunità come il constatare che le proprie istituzioni poco o nulla fanno per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione di tesori archeologici che hanno pochi eguali nel mondo. Il ricordo è ancora vivo, ma anche cocente e umiliante, del flop della mostra dei vasi greci gelesi sparsi nel mondo e convogliati nel Palazzo Pignatelli nel febbraio del 2004. Risultato? Solo qualche decina di migliaia di visitatori. Non sappiamo vendere bene neppure eventi come quello che è stato organizzato dalla Sovrintendenza, che pure va lodata. Un evento come quello, con un’adeguata comunicazione pubblicitaria, avrebbe dovuto avere una eco tale da giungere persino nel cuore della foresta amazzonica e dovuto vedere sfilare centinaia di migliaia di bramosi visitatori.

La comunicazione è un veicolo indispensabile per creare turismo. Ma il presupposto è che si abbia precisa la visione di ciò che vorremo essere, pur consapevoli che non abbiamo così tante alternative: di certo c’è che il futuro o è della bellezza oppure non c’è salvezza! E non c’è bellezza più apprezzabile di chi alla bellezza voglia dedicare qualche briciolo della propria energia. Ora, per quanto sia stato fortemente critico, non sono un pessimista o nichilista per vocazione o per impasto genetico. So che è sempre possibile a chiunque un orgoglioso colpo di reni! Abbiamo autorevoli rappresentanti della politica regionale, in primis il governatore Rosario Crocetta. Dovremmo contare anche sulla politica locale, sempre che sappia battere più di un colpo per giustificare almeno la sua esistenza. Sarebbe a loro gloria e a vantaggio della città!

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