Il bilancio…in rosso del Contratto d’area: 86 milioni di euro spesi per cosa?

 
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Gela. Sono stati stanziati poco più di 86 milioni di euro per finanziare 39 progetti e garantire una ricaduta occupazionale di 1003 unità.

Pochi risultati rispetto alle aspettative. Il contratto d’area rischia invece di essere archiviato come l’ennesimo spreco di denaro pubblico nel comprensorio di Gela che comprendeva i comuni di Butera, Niscemi e Mazzarino. In città sono 29 le iniziative finanziate per una ricaduta occupazionale prevista di 593 posti. Oggi, invece, molte imprese sono sparite nel nulla, impiegate in altre iniziative o addirittura messe in liquidazione. L’unica nota di rilievo riguarda il settore meccanico dove le società Eurotec e Gradito Antonio hanno mantenuto parte delle promesse dopo avere ottenuto un investimento pari a 1,20 milioni di euro. L’Eurotec ha realizzato macchine ed apparecchiature meccaniche per l’industria chimica e petrolchimica mentre la Gradito macchinari per sollevamento e movimentazione. Le due società avevano garantito 19 nuovi posti di lavoro.

Un bilancio…in rosso. Per il resto il bilancio del Contratto d’area di Gela sembra davvero essere disastroso. Un’azienda agricola per la trasformazione di carciofini ha lasciato spazio ad una grande centro commerciale adibito alla vendita di prodotti cinesi. L’amministrazione comunale ha concesso anche la variante della destinazione d’uso. Non è andata meglio alle strutture ricettive, con il progetto mai inaugurato legato alla realizzazione di un albergo a Castelluccio. Nemmeno nella zona industriale di Butera l’iniziativa, attivata dalle parti sociali di Cgil, Cisl, Uil e Assindustria, che aveva lo scopo di avviare nuove iniziative imprenditoriali e creare occupazione, ha avuto gli effetti desiderati. Le tre società di trasformazione di prodotti agricoli appartenenti al gruppo Zappalà (Campi di Sicilia srl, Caterquik srl e Caterservice Sud srl) sono il liquidazione volontaria. In questa circostanza l’investimento complessivo del contratto d’area ha permesso di finanziare 6 società del settore alimentare-agroalimentare per un investimento complessivo pari a 31,80 milioni di euro e una ricaduta occupazionale per 208 addetti. E pensare che il contratto d’area era uno strumento per rilanciare l’economia del territorio, individuata anche allora (1997) come area di crisi.

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