Il blitz antimafia “Redivivi”, in aula imprenditori agricoli e operatori: “I Trubia non ci minacciarono nè per la plastica nè per le guardianie”

 
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Gela. “Nessuna minaccia dai Trubia, per noi era indifferente consegnare la plastica dismessa

delle serre a loro o ad altri operatori”.

“Nessuna imposizione per pagare la guardiania”. In aula, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, sono stati sentiti tre imprenditori agricoli, che operano tra le contrade Bulala e Mignechi. Il loro racconto si lega alle accuse che i pm della Dda di Caltanissetta muovono a Vincenzo Trubia, Davide Trubia, Rosario Trubia, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso, Ruggero Biundo e il ventiseienne Rosario Trubia. Vennero tutti coinvolti nel blitz antimafia “Redivivi”, con l’accusa di aver imposto il monopolio nella gestione del mercato della raccolta della plastica e delle guardianie. “Ricordo che un giorno, in azienda – ha detto uno degli imprenditori sentiti – si presentò Davide Trubia. Disse che mi sarei potuto rivolgere a lui e a un certo Saro per la raccolta della plastica e mi indicò un numero di telefono. Prima di loro, la plastica dismessa la consegnavo ai Fontana o ai Cascino”. I testimoni hanno risposto alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa e a quelle dei legali degli imputati, gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi. I tre, inoltre, hanno ammesso di aver accettato anche il servizio di guardiania organizzato dai Trubia. “Ruggero Biundo ci fece sapere che stavano controllando quasi tutte le aziende agricole della zona – ha spiegato un altro imprenditore – così, accettai ma senza pagare una quota fissa. C’era una specie di offerta, mi ricordo circa venticinque euro al mese. Nessuna imposizione, pagavo spontaneamente. Sì, sapevo che i Trubia avevano avuto problemi giudiziari, ma non ho fatto differenze”. In aula, è stato sentito anche uno degli operatori che sarebbe stato estromesso dalle zone di Mignechi e Bulala proprio dall’arrivo dei Trubia. “Non avevo paura di andare a raccogliere la plastica in quella zona – ha detto – però, c’erano oramai troppi operatori. Così, ho deciso di concentrarmi su altre contrade. Ho sempre lavorato, anche dopo l’arrivo dei Trubia. Se i clienti mi contattavano, andavo a raccogliere la plastica anche a Bulala e Mignechi. Con i Trubia, non volevo problemi, ma non sono mai stato minacciato”. Intanto, uno dei legali di parte civile, l’avvocato Giovanni Bruscia, ha prodotto documentazione contabile nell’interesse di alcuni operatori della raccolta della plastica che sarebbero stati danneggiati dal presunto monopolio dei Trubia. Tra le parti civili, ci sono anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco,  il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino, oltre all’associazione Codici.  

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