Il boss Alessandro Emmanuello voleva difendersi da solo, arriva il no dalla Cassazione

 
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Immagini di repertorio

Gela. Voleva difendersi da solo, almeno davanti ai giudici della Corte di Cassazione, ma la legge adesso lo esclude. Così, i giudici romani hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal boss Alessandro Emmanuello, detenuto che aveva deciso di impugnare un’ordinanza emessa della Corte d’assise d’appello di Catania, che lo aveva già processato. “Sia il provvedimento impugnato sia il ricorso sono però successivi al 4 agosto 2017, data dell’entrata in vigore della legge 103 del 2017 – si legge nella sentenza emessa dai magistrati romani – con cui si è esclusa la facoltà dell’imputato (e quindi anche del condannato) di proporre personalmente ricorso per Cassazione, prevedendosi che esso deve essere in ogni caso sottoscritto, a pena d’inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di Cassazione”.

Il boss, fratello di Daniele Emmanuello, l’allora capo di cosa nostra locale ucciso dopo un blitz, ha invece cercato di presentare da solo il ricorso, senza l’assistenza di legali. Scelta stoppata dai giudici e dalla nuova normativa. In diverse occasioni, proprio Alessandro Emmanuello, in aula nel corso di altri procedimenti a suo carico, ha comunicato di non avere possibilità economiche per ottenere l’assistenza di un avvocato di fiducia.

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