Il carico di marijuana e le armi, i Vella non parlano: Di Dio e Biundo negano le accuse

 
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Gela. Gli indagati nell’inchiesta “Mutata Arma” si sono presentati dai giudici, dopo il blitz dei poliziotti della mobile di Caltanissetta e del commissariato di via Zucchetto. Sono tutti accusati di aver agito per conto del gruppo Rinzivillo, garantendo i viaggi della droga, ma anche la disponibilità di armi. Il laboratorio artigianale che sarebbe stato utilizzato per trasformare le armi giocattolo, rendendole efficienti e pronte a sparare, sarebbe stato condotto da Carmelo Vella e dai figli Majch e Graziano. I poliziotti e i magistrati della Dda di Caltanissetta hanno individuato anche un poligono, destinato a provare le armi. I tre, difesi dall’avvocato Giuseppe Fiorenza, hanno scelto di non parlare davanti al gip. Una decisione analoga a quella formalizzata da Davide Faraci. Il ventiquattrenne, che era già detenuto, difeso dall’avvocato Nicoletta Cauchi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Silenzio anche da parte di Angelo Gagliano. Il difensore del ventisettenne, l’avvocato Dionisio Nastasi, ha comunque contestato le accuse che vengono mosse al suo assistito. Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche il ventottenne Rosario Vitale. Il giovane, però, difeso dall’avvocato Flavio Sinatra, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, escludendo di aver fatto parte della famiglia Rinzivillo.

Di Dio contro tutte le accuse. Ha invece risposto il venticinquenne Alberto Di Dio, contestando punto per punto tutte le accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E’ accusato di aver avuto un ruolo nel sistema di gestione dei canali della droga. Difeso dagli avvocati Carmelo Tuccio e Mirko La Martina, si è detto del tutto estraneo alle dinamiche ricostruite dagli inquirenti. Ha parlato, in carcere a Balate, pure il trentottenne Salvatore Graziano Biundo. In base all’indagine, sarebbe lui uno dei principali corrieri della droga, a disposizione del gruppo guidato dal presunto capo Davide Pardo. Biundo, difeso dall’avvocato Salvo Macrì, ha ammesso solo di aver effettuato un solo carico di droga, circa tre chili di marijuana, fatti arrivare in città, dopo l’acquisto nel ragusano. L’ordine sarebbe partito proprio da Davide Pardo. Biundo, però, ha negato di appartenere alla famiglia mafiosa dei Rinzivillo. Nel tardo pomeriggio di oggi, davanti al gip si è presentato lo stesso Davide Pardo. Difeso dall’avvocato Cristina Alfieri, avrebbe scelto di non rispondere alle domande. Le difese sono già orientate a rivolgersi ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, con l’obiettivo di ottenere misure alternative alla detenzione.

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