“Il concerto di Gianni Celeste al Caligola lo hanno voluto i clan”, parla l’ex titolare estorto: “Ho lasciato la città”

 
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Gela. “Da quattro anni ho lasciato definitivamente Gela. Ancora oggi, dopo aver denunciato, ho paura di ritornare”. Lo spettacolo neomelodico. E’ stato l’ex titolare della discoteca Caligola, l’imprenditore Pasquale Burgio, a descrivere quanto accaduto dopo che, nel 2010, scelse di denunciare le continue richieste di denaro e le minacce, con tanto di enormi danni finanziari, arrivate dai clan. “Le richieste di denaro arrivarono subito, già al momento dell’avvio della discoteca – ha detto davanti al collegio penale presieduto dal giudice Miriam D’Amore – bisognava pagare per non subire danni. Inoltre, stidda e cosa nostra piazzavano persone di loro fiducia per coprire il servizio di sicurezza nel locale. Ovviamente, dovevo mettergli a disposizione una quota dei biglietti di ingresso, di modo che gli affiliati potessero entrare gratuitamente”. Davanti al collegio penale, composto anche dai giudici Silvia Passanisi e Marica Marino, c’è Emanuele Caci. Deve rispondere delle estorsioni subite proprio dall’ex proprietario del locale di contrada Roccazzelle. Burgio si è costituito parte civile, insieme alle associazioni antiracket. “Un giorno, da me si presentò un giovane – ha continuato – mi disse di essere il padrone di Gela. Dovevo mettergli a disposizione il locale per il concerto di un cantante neomelodico, Gianni Celeste. Se non lo avessi fatto, minacciò di caricarmi sulla sua auto per poi uccidermi. Avevo una parte del locale sotto sequestro dopo un’ispezione dei Nas ma non volle sentire scuse. Quella serata mi danneggiò enormemente. Lui intascò tutti i soldi e il mio locale venne marchiato come un luogo frequentato da mafiosi. Alla serata, partecipò il capo di allora di cosa nostra Rosario Trubia. Era soprannominato “Nino D’Angelo” e ricordo che Gianni Celeste lo ringraziò per aver organizzato l’evento”. Di Emanuele Caci, difeso dall’avvocato Grazio Ferrara ha parlato in aula il collaboratore di giustizia Crocifisso Smorta. “Lo conosco – ha detto – perché, per un certo periodo, è stato il nostro referente per la droga in Lombardia. Ricordo, però, che ci sarebbe servito per coprire l’omicidio di un altro nostro referente per il traffico di droga. In realtà, alla fine, avevamo deciso di uccidere anche lui”. La difesa di Emanuele Caci ha cercato di ricostruire il periodo al centro delle accuse mosse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, nel tentativo di definire il ruolo assunto dall’imputato. Intanto, già alla prossima udienza, verrà sentito come testimone lo stesso Rosario Trubia, oggi collaboratore di giustizia. La difesa, inoltre, ha citato Gianni Celeste, il cantante neomelodico protagonista dello spettacolo organizzato al Caligola.

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