Il crack di due società per la vendita di auto e moto, fu bancarotta: condannati i titolari

 
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Gela. Soldi transitati dalle casse di due società, poi fallite, ai conti correnti personali dei titolari. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, ha condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione Paolo Bordieri e a quattro anni Grazia Morselli. Sono stati ritenuti colpevoli di bancarotta. Le indagini condotte dai pm della procura e dalla guardia di finanza fecero luce sulla gestione di due società attive nel settore della vendita di auto e moto in città. I conti iniziarono ad andare in sofferenza, stando al pm Ubaldo Leo a causa di una “gestione più che allegra”. Il magistrato, a conclusione della sua requisitoria, ha confermato le accuse nei confronti di marito e moglie, chiedendo condanne anche più pesanti (sette anni per Bordieri e quattro anni e nove mesi a Morselli). Il collegio penale, composto anche dai giudici Tiziana Landoni e Angela Di Pietro, ha accolto la ricostruzione dell’accusa, emettendo il verdetto che prevede anche il diritto al risarcimento in favore delle parti civili, ovvero le curatele fallimentari delle due società dalle cui casse sarebbero usciti i soldi finiti nei conti riconducibili agli imputati.

Le parti civili sono state assistite dagli avvocati Filippo Spina e Giuseppe Condorelli, che in aula hanno chiesto la condanna per entrambi gli imputati, facendo riferimento a quanto indicato anche nella vasta documentazione contabile utilizzata per le verifiche. I difensori degli imputati, gli avvocati Nicoletta Cauchi e Vanessa Di Gloria, invece, hanno ripercorso le vicende finanziarie delle società, escludendo che vi siano mai state irregolarità nella gestione dei fondi, che invece sarebbero serviti solo per pagare creditori e fornitori. Nessuna mala gestio, almeno in base a quanto sostenuto dalle difese. Per il pm Leo, invece, le irregolarità sarebbero state dimostrate anche dall’esito di una perquisizione condotta dai finanzieri, che in un garage nella disponibilità di Bordieri sequestrarono molta documentazione contabile, che per gli inquirenti era stata volontariamente sottratta alla gestione della curatela fallimentare. I difensori, davanti al verdetto, sembrano intenzionati a presentare appello.

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