Il furto dei mezzi all’azienda e il cavallo di ritorno, cinque anni a Nunzio Parisi: era accusato di estorsione

 
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Immagini di repertorio

Gela. Un cavallo di ritorno scoperto dai carabinieri e dai magistrati della procura è costato la condanna a cinque anni e due mesi di reclusione al trentacinquenne Nunzio Parisi.


Il cavallo di ritorno. Ci sarebbe stato lui, infatti, dietro al furto di mezzi da lavoro da un’azienda della città. Dopo aver fatto ritrovare la refurtiva, però, avrebbe preteso denaro dai titolari dell’azienda presa di mira. Il pubblico ministero Pamela Cellura ha chiesto la condanna a cinque anni e mezzo di detenzione. Il giudice Miriam D’Amore ha accolto quasi per intero le richieste d’accusa. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Limoncello, ha invece sempre escluso di aver intascato soldi dagli imprenditori per la restituzione dei mezzi. Sarebbe stato contattato proprio dalle vittime del furto, che gli avrebbero chiesto di interessarsi alla vicenda. Il difensore, in aula, ha sottolineato l’assenza di elementi certi per collegare Parisi al furto. Neanche le immagini dei sistemi di videosorveglianza avrebbero mai ripreso l’imputato. In giudizio, c’erano anche gli imprenditori e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, costituiti parte civile con il legale Giuseppe Panebianco, che ha chiesto la condanna di Parisi.

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