Il monito di Greco:”La raffineria di Livorno viene salvata e Gela viene sacrificata”

 
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Gela. La Raffineria di Livorno non chiuderà e gli 800 lavoratori non perderanno il loro posto. A Gela avverrà la stessa cosa? Se lo chiede Lucio Greco, che interviene sul caso Eni.

Alla Tavola rotonda al Ministero dello Sviluppo Economico sulle difficoltà della raffineria ENI di Livorno, istituzioni, Eni e sindacati sono giunti alla conclusione unanime di escludere qualsiasi ipotesi di chiusura dell’impianto. “Questa è la cronaca dei fatti che riguarda la Raffineria di Livorno e la notizia ci rallegra per la popolazione della Toscana – dice Lucio Greco – ma ci lascia inebetiti per la fine ingloriosa della Raffineria di Gela a cui abbiamo assistito il 6 novembre scorso, con l’avallo della classe politica locale che ne fa un vessillo da sbandierare come salvezza dell’economia di Gela, occultando sapientemente, l’accordo di base con il governo centrale. Se il ‘sistema raffinerie’ è in difficoltà, come mai viene sacrificata la Raffineria di Gela e salvata quella di Livorno? I rappresentanti politici di Gela non hanno brillato per vittorie e questo è uno dei tanti casi. Qui si assiste alla partenza di centinaia di lavoratori del diretto, già trasferiti in altre realtà industriali o in fase di trasferimento. In varie occasioni abbiamo chiesto l’adeguamento dell’industria alle esigenze ambientali con l’utilizzo alternativo del pet-coke, ma quello che abbiamo ottenuto è stata una firma ‘traditrice’ del territorio, nonostante le speranze si fossero riaccese un mese fa in occasione dell’incontro al Mise a cui ho partecipato assieme al consigliere Luigi Farruggia ed a padre Luigi Petralia e di cui abbiamo relazionato. A questo punto sarebbe auspicabile utilizzare la centrale eliminando il pet-coke ma usando il gas come forma alternativa che salva l’ambiente, e invece l’Eni chiude e se ne va, promettendo un misero risanamento  a fronte di quanto ha deturpato. La mia posizione è quella di mantenere un’industria ecocompatibile con annesso l’utilizzo del porto, al momento ad esclusivo appannaggio dell’Eni.  E invece il personale del diretto viene trasferito, l’indotto è in crisi profonda, come anche l’indotto dell’indotto e mi riferisco al settore che ruota attorno al porto ( barcaioli, rimorchiatori, guardie e fuochi , ormeggiatori, agenzie marittime) che ad oggi risulta fermo, regalando un futuro incerto  e programmi alternativi senza aderenza alla realtà. Si parla di industria green e poi si riduce la raffineria ad una scuola elementare sulla sicurezza, mentre la regione nicchia sulla dichiarazione dell’area di crisi complessa”.

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