Il museo della civiltà contadina dimenticato, le tradizioni ricoperte dalla polvere

 
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Ottavio Duchetta

Gela. Una catasta anonima di oggetti, divorati dalla ruggine, dalla polvere e dall’umidità, stipati all’interno di un capannone industriale della periferia nord della città. È tutto ciò che resta del Museo della Civiltà contadina e marinara di Gela, nato in città nel 2014 e poi chiuso definitivamente tre anni fa. La denuncia viene da Ottavio Duchetta, icona gelese della musica tradizionale e fondatore del gruppo Gelika Folk. Fu sua l’idea di raccogliere gli oggetti antichi della tradizione contadina e marinara in un museo che potesse così custodire la memoria storica della città. L’idea si concretizzò nel 2014, quando l’allora amministrazione Fasulo assegnò al museo gli spazi al piano terra di Palazzo Pignatelli, a quel tempo in affitto al Comune. Da allora e fino 2019 il museo ospitò migliaia di visitatori, tra scolaresche e turisti del circondario, come testimoniano i registri dell’epoca. Poi il contratto di locazione tra il Comune e il proprietario del Palazzo, l’Opera Pia Pignatelli, si chiuse e il museo venne sfrattato. Da allora i cimeli del museo, antichi torni, vecchie macchine per cucire e altri mille oggetti legati al folklore cittadino, giacciono abbandonati in tre diversi magazzini della città. Così mentre in cittadine vicine come Niscemi il museo dedicato alle civiltà contadine diventa punto di interesse per i circuiti turistici, a Gela tutto giace nell’abbandono e nel silenzio.

Inutili le decine di segnalazioni all’attuale amministrazione per cercare di individuare un luogo dove riaprire il Museo. Ad oggi da sindaco e Giunta tante rassicurazioni ma nessuna soluzione concreta.

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