Il Pd non voterà… Pd, il paradosso delle candidature Dem

 
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Pd locale attacca i salviniani

Gela. I dem, almeno quelli locali, non voteranno per il loro partito. Sembra quasi paradossale, ma alle politiche di marzo i voti che hanno portato Giuseppe Arancio all’Ars, solo per citare l’ultima vicenda elettorale in ordine di tempo, di certo non andranno a Daniela Cardinale (candidata blindata al collegio plurinominale della Camera), all’ex sindaco Angelo Fasulo (vicino pure alla “fazione” di Sicilia Futura e scelto all’uninominale per il Senato) né, tantomeno, a Grazia Augello (tra i referenti provinciali dell’Udc che adesso correrà per tutto il centrosinistra al collegio uninominale della Camera). Il verdetto romano è quasi un affronto ai “ribelli” dei territori, che da settimane chiedevano che la base fosse coinvolta nelle scelte. Proprio i gelesi e quelli della direzione provinciale si erano messi di traverso, nel tentativo di ribaltare un destino che sembrava però già scontato. A liste chiuse, mancano i voti. Nessuno lo conferma, almeno ufficialmente, ma i voti di Peppe Di Cristina, Giuseppe Arancio, Lillo Speziale e di tutti i maggiorenti del Pd locale staranno fermi un turno oppure andranno ad ingrossare le fila di qualche altro schieramento. I dem locali non ci stanno a fare la parte di quelli che in periferia aspettano e ubbidiscono. L’hanno fatto in passato, ma adesso, dopo la vicenda della Cardinale family e, addirittura, l’affronto dell’ex sindaco scaricato in lista, il cielo dem si è fatto piuttosto plumbeo. Insomma, quelli del Pd, di certo non si danneranno l’anima in campagna elettorale per la figlia di Salvatore Cardinale, per l’ex sindaco Angelo Fasulo, scaricato a più riprese, né per Grazia Augello dell’Udc, che di certo non gode di grande popolarità tra le segreterie del partito.

Il “grande affronto”. Sembra quasi il secondo tempo di un film muto che va avanti, oramai, da tempo. I dem locali la carretta la stanno tirando e, nonostante il fiume di voti perso, Arancio sono riusciti a farlo entrare all’Ars. Adesso, però, non chiedetegli di sostenere la figlia di Cardinale, l’ex sindaco battuto dall’allora grillino Domenico Messinese o la quasi sconosciuta esponente dell’Udc. Addirittura, il grande vecchio del partito, l’ex deputato regionale Lillo Speziale, ha detto no ad una chiamata del partito, che probabilmente avrebbe voluto dargli il contentino della candidatura al senato. Con questi chiari di luna, però, meglio evitare di rispondere all’affaire della Cardinale family, riportando sotto i riflettori elettorali uno Speziale che, probabilmente, oggi preferisce stare dietro alle quinte e che avrebbe favorito altre polemiche, dati i legami familiari con il segretario cittadino Peppe Di Cristina. Insomma, meglio non rispondere alla famiglia Cardinale con la “dinastia” Speziale. A Roma, non hanno premiato neanche l’”abnegazione” politica di Rosario Crocetta, oramai ex tutto (sindaco, deputato europeo e presidente della Regione), rimasto fuori dai giochi, nonostante il passo indietro che, negli scorsi mesi, ha favorito la candidatura di Fabrizio Micari, che avrebbe dovuto prendersi Palazzo d’Orleans, ma che invece si è sciolto come neve al sole. Sembrava scontato il premio politico, ma all’ex governatore neanche quello gli hanno voluto dare (salvo sconvolgimenti dell’ultimo istante). Che in città il centrosinistra non esista più, dopo gli sfarzi del passato, è oramai cosa conclamata. In passato, hanno dominato alle urne. Oggi, invece, nonostante la maggioranza in aula, non riescono più a prendersi neanche la vicepresidenza del consiglio comunale. A questo punto, meglio dedicarsi ai chiarimenti in città, dato che i franchi tiratori non mancano. Alle politiche, i dem locali, hanno già deciso di non partecipare.

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