Il Pd rompe con Crocetta e ritira gli assessori, il presidente: “Esterrefatto!”

 
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Palermo. Il segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, nella sua relazione alla direzione regionale, ha proposto l’uscita dei democratici dal governo guidato da Rosario Crocetta, invitando gli assessori che in questo momento rappresentano il partito a dimettersi. In serata è arrivato anche il voto.

La direzione ha votato a maggioranza la relazione del segretario regionale Giuseppe Lupo; soltanto sette i voti contrari. Di conseguenza, il Pd esce dalla maggioranza che sostiene la giunta, annunciando che non parteciperà al vertice di maggioranza, previsto per dopodomani. Il Pd non andrebbe all’opposizione ma valuterebbe le azioni del governo decidendo atto per atto se appoggiarlo. La relazione del segretario, che ha usato toni molto duri nei confronti di Crocetta e del governo giudicato «debole e inefficace», è stata applaudita da buona parte dei componenti presenti alla direzione. Poi una stoccata diretta al presidente regionale: «Chi è nel Megafono (il movimento fondato da Crocetta, ndr) è fuori dal Pd».

Lupo, ha aggiunto ai cronisti: «Prendiamo atto che Crocetta ha preso le distanze dal Pd, a questo punto non siamo più vincolati al governo. Al vertice di maggioranza non parteciperemo – ha continuato – Peraltro non abbiamo mai chiesto un vertice di maggioranza con all’ordine del giorno il rimpasto. Non è mai stato un nostro argomento né un problema di poltrone, vogliamo parlare dei problemi veri che riguardano la Sicilia. Siamo molto preoccupati per la situazione economica e sociale della Regione – ha aggiunto – riteniamo che serva un cambio di passo del governo e che sia assolutamente necessario un rimpasto della squadra di governo. Per questo, nei giorni scorsi, abbiamo proposto un rafforzamento politico della giunta. Prendiamo atto della risposta negativa di Crocetta». 

 

Duro anche l’intervento del deputato regionale Antonello Cracolici: «Crocetta pensa di essere a capo del governo migliore dal dopoguerra ad oggi. I siciliani devono sapere che il Pd pensa una cosa diversa da quella che farà Crocetta nei prossimi giorni». «Crocetta dichiara che può prescindere dal Pd e dalla sua maggioranza. Dopo quello che è avvenuto, nessuno può pensare di rappresentare il Pd nella giunta. Quindi ognuno si adeguerà». 

Il senatore Giuseppe Lumia, che invece sostiene l’azione di Crocetta, parla di «due agende, quella vecchia di una parte del partito che parla di rimpasto e quella nuova del cambiamento che appoggia Crocetta». Su quest’ultima spiega Lumia, «ci sta la società, il mondo del lavoro, quello dell’impresa, mentre sull’altra, quella vecchia, ci sta una parte del Pd. Spero che la direzione del partito scelga la strada del cambiamento perché penso che il Pd sia nato per cambiare e non per percorrere vecchi riti della politica». «Non penso che si andrà alla rottura – aggiunge – penso che debba prevalere il dialogo». Ma le sue parole sembrano con coincidere con quelle di Lupo
«Sono esterrefatto. In uno dei momenti più dolorosi della mia vita, con due agenti di scorta in rianimazione, mi trovo davanti al muro di gomma di un pezzo dei dirigenti del Pd. Mi tolgono sostegno? Si assumano responsabilità storica, io vado avanti, ho il mandato del popolo siciliano e della base del partito», ha detto il governatore commentando la decisione del Pd. «Per me si continua il programma che è stato concordato con il popolo siciliano. Io non mi faccio condizionare da alcuno e non sarò il pupo di alcuno. Se c’è qualcuno che mi può domare è il popolo siciliano». «Il problema con quel pezzo del Pd che ha fatto votare una cinquantina di persone per togliermi il sostegno è legato solo alle poltrone. Tutto è nato per una questione di poltrone, se qualcuno dice che non è così vuol dire che sono il primo a non averci capito nulla. Purtroppo però è così, perchè ho offerto la massima disponibilità a dialogare, mi hanno risposto con degli aut aut, facendo i nomi degli assessori da sostituire, tra cui quello di Luca Bianchi», ha aggiunto Crocetta, che comunque qualche spiraglio lo tiene aperto. «I margini per il dialogo ci sono sempre quando si parla di politica – afferma – ma se si continua a discutere di rimpastini i margini allora non ci sono». Non sarà però lui a fare il primo passo. «Io chiamare? No, chi lo pensa allora non mi conosce – aggiunge – Non posso entrare in questi giochi di potere, la verità è che tra me e loro c’è un problema di linguaggio, di comunicazione».

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