Il Pd si salva, Arancio fa saltare il processo a Di Cristina. Cirignotta, “Io leale fin dall’inizio”

 
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Gela. Terzi in città, dietro forzisti e grillini, e con uno scarso dieci per cento definitivo a livello provinciale. 


“Sotto attacco dopo la mia elezione”. Il Pd grandi numeri, per ora, è assente, ma riesce comunque a portare all’Ars il deputato uscente Giuseppe Arancio. “Non è un successo – dice il segretario cittadino Peppe Di Cristina – ma, comunque, ripartiamo”. Nonostante il deputato regionale, anche la segreteria locale dem ammette le difficoltà. “Purtroppo, scontiamo un trend che non è solo cittadino o provinciale, ma regionale – continua Di Cristina – il centrosinistra ha perso. Il nostro gruppo è stato più forte delle avversità. Dal momento della mia elezione a segretario cittadino, siamo stati sotto attacco. Qualcuno pensava ad un centrosinistra senza Pd oppure a scalare il partito, mettendoci da parte. L’esito elettorale, però, dice una cosa differente. Chi ha creduto in Giuseppe Arancio, alla fine, ha avuto ragione”. Un successo, quello del deputato uscente, arrivato per il rotto della cuffia, quando tanti pensavano che non riuscisse a tornare tra gli scranni dell’Assemblea regionale.

Di Cristina e i suoi, almeno quelli che gli sono rimasti veramente fedeli, i voti se li sono cercati non solo in città, ma soprattutto nelle roccaforti dei centri limitrofi, salvando la faccia. Se Arancio non fosse riuscito a strappare il posto all’Ars, in casa dem si sarebbe aperto un altro processo a Di Cristina e alla sua segreteria. “Posso dire con certezza – ammette il segretario – che non sono io lo sconfitto del centrosinistra”. Un gruppo politico, quello capeggiato dal Pd, che comunque ha dovuto fare i conti con la realtà dei fatti, in una città dove ha stravinto Forza Italia, pur con Pino Federico rimasto fuori dall’Ars, e con i grillini che hanno intonato l’acuto, portando Nuccio Di Paola direttamente a Palermo. “Questi risultati non sono da legare al fatto che alcuni ex esponenti del Pd se ne siano andati – conclude il segretario – ora, ripartiamo da Arancio e da un gruppo compatto, a cominciare dai giovani democratici. Convocherò la direzione e valuteremo l’esito elettorale e non solo”.

“Leale fin dall’inzio…”. Le mura del Pd, quindi, traballano ma non crollano, mentre i pezzi grossi del partito, comunque, non si muoveranno. “Lasciare il Pd? Assolutamente, no – dice il capogruppo dem in consiglio comunale Vincenzo Cirignotta – sono stato leale fin dall’inizio, rendendo pubblica la scelta di appoggiare il candidato Ennio Di Pietro. Parliamo di una lista che comunque è stata varata a Palermo, nella segreteria regionale del Pd, con la benedizione politica di Giuseppe Lumia. E’ stata il prodotto dei sostenitori della mozione Emiliano, quindi non temo nulla. Anzi, il Pd deve ripartire dal deputato eletto, nella consapevole che il centrosinistra locale va ricostruito, dopo un esito elettorale che ci vede dietro ai grillini e al Movimento cinque stelle”. L’elezione di Giuseppe Arancio è un bel vestito che, al momento, non riesce a coprire tutte le cicatrici lasciate dai voti che non ci sono più.

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