Il porto isola Eni ai minimi storici, “arrivano solo cinque navi al mese per caricare il greggio”

 
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Immagini repertorio

Gela. La flessione all’interno della fabbrica Eni non parla solo d’indotto fermo e operai senza lavoro oppure di un diretto pronto a mobilitarsi contro un possibile disimpegno dell’azienda. Da 60 a 5. L’addio alla raffinazione e la riconversione green si stanno traducendo in un crollo verticale anche per i trasporti. Un esempio su tutti si chiama porto isola. “I dati sono chiari, soprattutto se confrontati con quelli degli scorsi anni – spiega il comandante della capitaneria di porto Pietro Carosia – siamo passati da una media di sessanta navi al mese ad una, attuale, di cinque navi. Sono numeri in forte calo. Il motivo è semplice, l’azienda utilizza il trasporto via mare solo per far partire il greggio da raffinare in altri siti. Di conseguenza, si fa il minimo necessario”.

Un nuovo rimorchiatore. Con numeri di questo tipo, l’intero sistema che ruotava intorno al porto isola patisce difficoltà sempre maggiori. Attualmente, sono i mezzi della trapanese Somat che assicurano la sicurezza nell’intera area, nonostante la drastica flessione degli arrivi. “Abbiamo dovuto far fronte – spiega ancora Carosia – all’abbandono del servizio da parte del gruppo Eureco. Attualmente, sono due i mezzi utilizzati al porto isola. Proprio nelle prossime ore, arriverà il rimorchiatore Civitavecchia. Si tratta di un nuovissimo modello che può effettuare anche operazioni d’antinquinamento”.

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