Il presidente del Cnr allontana gli allarmismi: energia pulita grazia al centro per la fusione nucleare

 
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Il presidente del Cnr Massimo Inguscio

Gela. La bio economia rappresenta una delle migliori possibilità di sviluppo del territorio in una Sicilia a rischio desertificazione. Di energie rinnovabili, innovazione e ricerca si è parlato sabato sera in un incontro promosso dal senatore Pietro Lorefice con esperti del settore.

Il maggior uso di fonti rinnovabili e la progressiva riduzione di emissioni di CO2 ha abbassato anche i costi dell’energia, passata da 150 a 75 euro di media rispetto a dieci anni fa.

Si è parlato di surriscaldamento, di energie fossili e di danni all’ambiente ed al clima, definito “schizofrenico”.

La presenza del presidente nazionale del Centro Nazionale Ricerche, Massimo Inguscio, è stata utile per parlare del laboratorio di ricerca di fusione nucleae che sorgerà dopo l’accordo fra Eni e Cnr, che hanno stanziato 20 milioni di euro per impegnarsi in quattro diversi settori ritenuti strategici per lo sviluppo dell’Italia. A Gela il centro ricerche si occuperà della fusione nucleare, il cosiddetto “nucleare pulito” che potrebbe fornire grandi quantità di energia a emissioni zero. 

Inguscio sgombra il campo da possibili allarmismi quando viene citata l’energia nucleare. 

La domanda crescente di accesso alle risorse vede in energia, acqua e cibo variabili collegate tra loro: se il 90% della produzione elettrica mondiale richiede forti consumi d’acqua, questa a sua volta è fonte vitale per lo sviluppo agricolo (70% dei prelievi d’acqua a livello mondiale) e la sua disponibilità è sotto stress in diverse aree del mondo, anche a causa dei cambiamenti climatici. 

La domanda crescente di accesso alle risorse vede in energia, acqua e cibo variabili collegate tra loro: se il 90% della produzione elettrica mondiale richiede forti consumi d’acqua, questa a sua volta è fonte vitale per lo sviluppo agricolo (70% dei prelievi d’acqua a livello mondiale) e la sua disponibilità è sotto stress in diverse aree del mondo, anche a causa dei cambiamenti climatici. 

Il presidente del Cnr ammette che l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei come fondi destinati alla ricerca. Sono intervenuti anche i direttori di due dei più importanti dipartimenti del principale Ente pubblico italiano di ricerca, Rosario Corrado Spinella, direttore Dip. Scienze fisiche e tecnologie della materia, e Francesco Loreto, direttore Dip. Scienze bio-agroalimentari. Entrambi impiegano circa 1.800 ricercatori degli 8 mila complessivi. 

E poi ancora molti altri, tra questi Antonio Bufalino, responsabile Ente Sviluppo Agricolo Caltanissetta – ESA, e Gianluigi Pirrera, vicepresidente AIPIN. Tra gli interventi fuori programma, il presidente di una delle più importanti aziende tecnologiche di Gela, il cui fatturato è prevalentemente costruito sull’export in 50 paesi extraeuropei, la Ascot International S.p.A., e la professoressa Alida Cosenza, dell’Ateneo di Palermo. Ha moderato il chimico industriale Fabrizio Nardo.

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