Il progetto contro il randagismo, commissione sconfessa Siciliano: “Non è un’idea sua”

 
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Gela. La vicenda randagismo non finisce mai di generare costi e polemiche. Questa volta, i consiglieri comunali della commissione ambiente e sanità, che seguono da anni l’intera vicenda, prendono le distanze da quanto sostenuto dall’assessore Simone Siciliano, che si è intestato il progetto da realizzare nei locali dell’ex mattatoio comunale di via Cascino. “Restiamo allibiti dalle dichiarazioni del vicesindaco Simone Siciliano – dicono Virginia Farruggia, Giuseppe Ventura, Salvatore Farruggia, Maria Pingo e Crocifisso Napolitano – in merito alla delibera adottata dalla giunta che conterrebbe una proposta operativa da sottoporre all’attenzione dei vertici dell’Asp 2 ed in merito al fatto che la stessa dovrebbe trovare applicazione nei locali di via Generale Cascino, ex mattatoio e poi ex pet-therapy, come sede dell’unità operativa contro il randagismo”. Sostanzialmente, il vicesindaco si sarebbe appropriato di meriti che non gli appartengono, senza considerare la lunga serie di incontri organizzati dai consiglieri.

Adesso, la commissione mette in dubbio anche la possibilità delle quattordici adozioni di randagi, che sembra oramai in porto. “Era volontà della commissione e dell’Asp riuscire a portare a termine le quattrodici adozioni per cui erano già stati compilati i moduli del pre-affido, grazie al lavoro svolto dai volontari sul territorio, garanzia per il Comune che i cani randagi una volta iscritti all’anagrafe canina a nome del Comune, sarebbero stati affidati e registrati a nome dei nuovi proprietari. Ad oggi, a distanza di quasi un mese e mezzo, l’amministrazione non ha colto l’opportunità di far risparmiare l’ente e ha fatto sì che altri quattordici randagi fossero a carico del Comune. Inoltre, dopo la conferenza dei servizi ha solo adottato la delibera di giunta vantandosi di un progetto non suo e di aver tolto dall’incuria dei locali del Comune per cui, ricordiamo, sono stati persi i fondi strutturali per inerzia dell’amministrazione, addebitando all’ente anche i lavori di ristrutturazione dell’immobile. In realtà, la delibera era solo un atto dovuto dopo la conferenza dei servizi e in un mese e mezzo la giunta avrebbe dovuto fare atti gestionali per favorire l’attuazione del progetto, ancora fermo al punto di partenza”. Quindi, niente di concreto. “Invitiamo il vicesindaco a studiare meglio le normativa di riferimento che distingue le varie competenza tra enti e settori comunali – concludono – e a collaborare realmente con i consiglieri e gli altri enti, piuttosto che rubare progetti e proposte per accreditarsi alla cittadinanza. Inoltre, il sindaco continua a puntare il dito sui cittadini, ritenuti responsabili di facili abbandoni e dichiarando che la microchippatura e la sterilizzazione rappresentano solo un intervento palliativo rispetto ad interventi risolutivi concreti. In realtà, il sindaco è inadempiente anche dal punto di vista del controllo sul territorio”.

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