Il quad si ribaltò sulla Gela-Manfria, morì una giovanissima: “E’ un mezzo con poca aderenza”

 
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Gela. “Non è un mezzo adatto a percorrere le normali arterie viarie. Può causare diversi problemi d’instabilità”.

“Non assicura totale aderenza”. A tracciare le caratteristiche del quad sul quale viaggiavano una ventitreenne morta sulla Gela-Manfria e il suo fidanzato di allora, finito a processo con l’accusa di omicidio colposo, è stato il perito nominato dal giudice Chiara Raffiotta. L’accusa di omicidio colposo viene mossa al quarantenne Emanuele S. Era alla guida del quad che, nell’estate di sei anni fa, finì fuori strada ribaltandosi nei pressi della frazione balneare di Roccazzelle. Per la ventitreenne non ci fu nulla da fare. “Si tratta di veicoli – ha continuato il tecnico – che per loro stessa struttura non assicurano aderenza totale”. In questo modo, il perito ha risposto alle domande formulate dal giudice Chiara Raffiotta, dal pm Pamela Cellura e dai legali di difesa, compreso l’avvocato Angelo Greco. Ha confermato la presenza di cartelli stradali relativi ai limiti di velocità. La difesa ha sempre contestato le accuse mosse all’imputato, sostenendo che l’incidente sia stato causato da un’auto che, incrociando il mezzo, abbagliò proprio il conducente in sella al quad. Si ritornerà in aula il prossimo 23 febbraio.

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