Il registro tumori e un possibile conflitto d’interessi: il caso del processo di Gela

 
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Gela. I deputati regionali a cinque stelle lo considerano in palese conflitto d’interessi: lui, invece, respinge le accuse e difende il proprio operato. Adesso, nelle polemiche suscitate dagli incarichi ricevuti dal docente universitario, e affermato ricercatore, Salvatore Sciacca

spunta anche il caso della consulenza assegnatagli in un procedimento penale che vede come imputato un funzionario della raffineria Eni di contrada Piana del Signore.
Il professore Sciacca, infatti, si sta occupando di coordinare le attività del registro tumori integrato per le province di Catania, Messina ed Enna, al contempo ha ricevuto l’incarico di presidente del Cipa, l’ente che raccoglie dati ambientali per conto del consorzio d’industriali e petrolieri del polo produttivo di Priolo, Melilli ed Augusta.
Una doppia funzione che non sembra convincere del tutto. Da una parte, statistiche e numeri che riguardano gli affetti da gravi patologie; dall’altra, l’attività di ricerca e monitoraggio in favore dei responsabili di siti industriali, spesso al centro di tanti dubbi su emissioni in atmosfera e impatto ambientale delle loro aziende.
Negli scorsi giorni, inoltre, il docente universitario ha deposto, in qualità di consulente indicato dagli avvocati difensori, durante una delle udienze del processo avviato a carico di un funzionario della raffineria Eni accusato di non aver vigilato come dovuto per evitare presunte emissioni dall’impianto per il trattamento delle acque di falda che avrebbero colpito una decina di operai presenti nella zona.
Rispondendo alle domande poste dai legali di difesa dell’imputato e dal pubblico ministero, il ricercatore ha escluso che dall’impianto finito al centro degli accertamenti siano potute fuoriuscire esalazioni di soda o di acido solforico, legando i presunti malori patiti da una decina di operai edili ad altri fattori esterni.
“Non lavoro per chi inquina – spiega Sciacca – non percepisco nemmeno stipendio. Sono un professionista esterno e misuro i livelli d’inquinamento”.
Un trittico fatto di registro tumori, Cipa e consulenze per Eni che sta rafforzando i dubbi. Soprattutto, funzionano i registri tumori in Sicilia? A che punto sono quelli che dovrebbero monitorare le percentuali di affetti da gravi patologie nelle aree industriali, compresa quella locale?
“Nonostante sia sotto gli occhi di tutti l’incredibile concentrazione sull’isola di aree a forte rischio – dicono i parlamentari regionali a cinque stelle – ad oggi lo strumento del registro tumori è inaffidabile. Nonostante fiumi di denaro pubblico per l’informatizzazione della gestione dati, ancora esistono più registri costruiti con indicatori disomogenei che non permettono una chiara analisi dei dati raccolti”.
Insomma, in città ci si continua ad ammalare e il registro tumori che dovrebbe analizzare dati e statistiche sul tema è stato istituito. Ma il sistema sta producendo gli effetti attesi dopo i finanziamenti concessi? Tra presunti conflitti d’interesse e scarsa informazione sulla materia, la confusione di certo non manca.  

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