Il tentativo di ricostruire il clan e la droga, condanne “Falco”: depositate motivazioni

 
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Gela. Secondo i magistrati della Dda di Caltanissetta, il compito di ricostruire il clan mafioso degli Emmanuello era stato affidato al trentacinquenne Gianluca Pellegrino. Lo scorso febbraio, al termine dell’istruttoria dibattimentale scaturita dall’inchiesta “Falco”, i giudici del collegio penale del tribunale, presieduto da Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi), lo hanno condannato a ventidue anni e tre mesi di reclusione. L’ammontare complessivo delle pene irrogate è superiore a centoventi anni di detenzione. Sono state depositate le motivazioni della sentenza, emessa a conclusione di una lunga attività dibattimentale. In gran parte, sono state accolte le ricostruzioni dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Il gruppo capeggiato da Pellegrino avrebbe messo le mani nella gestione della droga, nelle estorsioni e nelle imposizioni dei servizi di buttafuori ai titolari di diversi locali della città. In base a quanto emerso, era Pellegrino che avrebbe fatto da tramite tra i vecchi boss e il nuovo corso. Le motivazioni redatte dai giudici confermano la linea seguita dal pm della Dda Matteo Campagnaro, che ha sostenuto l’accusa in aula.

Dieci anni e due mesi di detenzione sono stati imposti ad Alessandro Pellegrino (fratello di Gianluca), con l’aggravante di aver favorito i clan. Tredici anni e sei mesi ad Orazio Tosto, tredici anni e otto mesi a Giovambattista Campo, dieci anni e un mese ad Emanuele Faraci, dieci anni ad Angelo Famao, sette anni e un mese a Guido Legname, sei anni ad Emanuele Puccio, quattro anni e sei mesi a Manuele Rolla, quattro anni e un mese ciascuno per Nunzio Alabiso ed Emanuele Campo, quattro anni a Nicolò Ciaramella e Francesco Metellino, tre anni a Loreto Saverino e Melchiorre Scerra, due anni e otto mesi a Gaetano Davide Trainito e due anni a Rosario Perna. L’assoluzione è arrivata solo nei confronti di Emanuele Emmanuello (difeso dall’avvocato Filippo Spina), Daniele Puccio e Giuseppe Di Noto (difesi dall’avvocato Davide Limoncello), Pietro Caruso (difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri) e Angelo Scialabba. Con il deposito delle motivazioni, i legali di difesa degli imputati condannati si preparano a presentare appello. I coinvolti nel giudizio “Falco” sono rappresentati inoltre dagli avvocati Giacomo Ventura, Carmelo Tuccio, Ignazio Raniolo, Francesco Enia, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Mario Brancato, Salvatore Priola, Alessandro Del Giudice, Carlo Aiello, Salvatore Pappalardo e Antonio Impellizzeri.

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