Il turismo in città è senza salotto!

 
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In alto a sinistra: lo stato di degrado in cui versa l'accesso principale della cattedrale. A destra: i rattoppi dopo l'estirpazione degli alberi da piazza Umberto.

Gela. Torno volentieri, ma forse dovrei dire che ne sono costretto, a parlare di un argomento di cui ho avuto modo di rimarcare l’importanza già qualche anno fa. Come è noto a molti, Gela sta preparando, in collaborazione con la Regione, il grande evento ( mostra sul mito di Ulisse) come lo ha definito e annunciato più volte lo stesso Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, dopo il brillante successo che ha riscosso alla Mostra Internazionale di Forlì. Ci riferiamo alla nave greca tirata fuori dai fondali del mare di Gela, restaurata in Inghilterra e offerta per l’esordio proprio alla città di Forlì. Pare ormai certo: Gela potrà finalmente ospitare la prossima primavera, ed esserne protagonista, l’evento dopo che è stato dato lo sta bene per la costruzione nel Bosco Littorio dei padiglioni che dovranno ospitare la nave greca, in attesa che si dia anche l’inizio dei lavori per la costruzione del museo del mare che dovrà ospitarla in maniera definitiva e inamovibile. Ma la città sta adeguatamente preparandosi all’evento? Saprà dare al mondo un’immagine accattivante di sé? Se queste sono le premesse, mi prende qualche dubbio. Noi gelesi ci siamo resi conto di quanto squallida sia la piazza principale, quella che dovrebbe essere il salotto della città? Per approfondire questo argomento, mi avvarrò anche di qualche stralcio di un mio precedente intervento, esattamente l’anno in cui è stata portato a termine lo sradicamento degli alberi che facevano da vergognosa corona alla piazza Umberto ( battaglia opportunamente scatenata dal prof. Nuccio Mulè e chi scrive ha totalmente condiviso e combattuto). Pongo a me stesso una domanda: Gela ha i numeri per vedere fortemente incrementato la presenza turistica in città? La risposta non può che essere affermativa, se si considera che poche altre città possono vantare un numero così vasto di preziosità archeologiche e naturalistiche. Parto dalla considerazione che le città turistiche hanno, ciascuna, un centro storico che le caratterizza. Chi è stato al timone della città, si è fermato, anche solo per qualche attimo, nella centralissima piazza Umberto? Cosa ne possiamo ammirare se non una pavimentazione in cui appaiono evidenti e stridenti i rattoppi proprio a seguito dello sradicamento degli immondi alberi che la soffocavano e la imbrattavano al punto di somigliare a un’autentica cloaca; che oscuravano, sottraendola alla nostra vista, l’originale facciata dell’ingresso principale della Chiesa Madre; per non parlare delle mattonelle diffusamente rotte che costituiscono un perenne attentato all’incolumità fisica dei cittadini. E che dire dei marciapiedi a ovest e a sud della Chiesa Madre, a tratti spesso mancanti, sconnessi o pericolosamente deformati, nonché delle centinaia di mattonelle ridotte ad una sorta di pietrisco tenuto miracolosamente insieme.

Per non parlare di un’illuminazione deficitaria e assolutamente deprimente. D’altronde, è notorio come l’abitudine al degrado possa renderci ciechi al punto di non vederne più la gravità. Insomma, sto parlando di un autentico insulto alla bellezza, all’armonia, al benessere fisico e spirituale dei cittadini. E i nuovi arrivati, a cui abbiamo dato un sostegno senza riserve, davvero possono reputarsi orgogliosamente degni di rappresentare questa città che, in fondo, non chiede altro che le venga risparmiata qualche bruttura? Risparmio loro qualsiasi commento. E se qualcuno si sente punto in qualche sua parte sensibile, non ha che da fare un’attenta ricognizione e verificare se sto esagerando. Ho scattato alcune fotografie di questa penosa realtà, ma, per quanto eloquenti, avrei dovuto scattarne almeno cento per dare l’idea della dimensione reale del disastro. Se il turismo sta davvero a cuore della politica con la “P” maiuscola, è imprescindibile che essa cominci a porre la massima attenzione e priorità sul ripristino di un’immagine della città in cui la pulizia, l’ordine, l’efficienza, la bellezza, l’orgoglio di essere gelesi, ne diventino patrimonio culturale. Ma bisognerebbe essere divorati dall’amore per il bello! E, invece, a cosa assistiamo ogni giorno se non agli sgangherati, spesso ridicoli e penosi balletti della politica, cui riesce quasi naturale crogiolarsi in miserie inenarrabili. A volte ho la sensazione che si perda di vista il cavallo e si battagli sui finimenti, che pure sono importanti. E’ già una battaglia persa, o non completamente vinta, se non capiamo che all’ospite vada offerto qualcosa che lo faccia sentire per un momento parte integrante della nostra comunità. Questo significherebbe caratterizzare fortemente la piazza Umberto (qualche suggerimento potrebbe darlo persino il sottoscritto) e rendere il tratto che va dal museo a Piazza Roma compresa qualcosa di indicibilmente bello. Altrimenti avremo sempre un turismo toccata e fuga, un turismo che vede qualche gruppetto di turisti fare il giro delle teche del museo, risalire sul pullman, attraversare il lungomare, risalire viale indipendenza, visitare le Mura Timoleontee e poi via verso altri approdi. Che turismo è se non si vedono i ristoranti, i bar, i negozi e gli alberghi pullulare di turisti? Mi permetto di ricordare che abbiamo dei simboli che potrebbero essere utilizzati per richiamare l’attenzione del mondo. Ho parlato spesso anche dell’importanza degli eventi. Forse qualche esempio può, in maniera più efficace, dare l’idea di ciò che intendo dire. Marostica, in provincia di Vicenza, pur potendo vantare particolarità importanti come la produzione di Ciliegie e la presenza di qualche bella chiesa, è divenuta famosa nel mondo grazie ad una piazza, la Piazza degli Scacchi, dove ogni due anni, nel secondo fine settimana di settembre, si svolge una partita a scacchi con personaggi viventi. Altro esempio da emulare sarebbe Siracusa, conosciuta da tanta gente perché capace di calamitarne l’interesse, grazie soprattutto all’allestimento e alla rappresentazione di opere classiche. Pare che in questa nostra città, per una sorta di antica maledizione, i tempi non sono mai maturi per niente. Eppure Gela ha una fame atavica di cultura. Testimonianza incontestabile è il Prometeo di Eschilo voluto ardentemente dalla famiglia Greca. Chi ha potuto assistervi (tra l’altro in un contesto assolutamente e ineguagliabilmente bello) ha certamente vissuto una delle più belle e gratificanti serate da custodire nello scrigno dei propri ricordi. E, allora, niente di più facile che specializzarci e snocciolare, una per ogni stagione, le sette opere di Eschilo pervenuteci delle circa novanta scritte, al quale la città renderebbe, doverosamente e orgogliosamente, perenne omaggio. Ma di eventi se ne possono escogitare tanti quanti ne suggeriscono l’orgoglio e la fantasia, sempre che non ci si limiti a nutrire sogni asfittici e di corto respiro. Gela sarà sempre amputata nell’anima fino a quando non avrà una piazza principale degna di una città che si vuole prestigiosa. E allora sì che Gela avrebbe tutti i numeri per recitare un ruolo di primo piano sul variegato e affollato palcoscenico del Mediterraneo.

2 Commenti

  1. Tutto vero , senza una caratterizzazione questa città non avrà mai da mostrare l’ anima autentica che la contraddistingue ,
    il salotto di GELA è indecente, non ci
    appartiene spero che l’ amministrazione incominci da subito a lavorarci

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