Impianti da smantellare e decarbonizzazione, “tavolo ministeriale su protocollo raffineria”

 
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Gela. La firma risale al dicembre dello scorso anno. In maniera per molti versi inattesa, il ministro dell’ambiente Sergio Costa e l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi (appena riconfermato) hanno concluso un protocollo che prevede interventi massici all’interno dell’area dello stabilimento della multinazionale e ulteriori investimenti. Per i manager del cane a sei zampe è “un addendum” al protocollo di intesa di sei anni fa. Al momento della chiusura dell’intesa, sia il ministro che il manager hanno parlato di “decarbonizzazione” del sito produttivo di contrada Piana del Signore. A cinque mesi di distanza, serve una prima verifica. Ne è convinto il senatore grillino Pietro Lorefice, che ha seguito molto da vicino le fasi preliminari che hanno poi condotto al protocollo finale. “I contatti sono in corso, anche con il capo della segreteria del ministro Costa – dice Lorefice – bisogna fare un primo esame degli sviluppi di quel protocollo. Sono convinto che per quanto riguarda gli aspetti ambientali, il tavolo vada insediato al ministero”. I grillini guardano con molto interesse agli sviluppi, visto che considerano un successo politico l’intesa tra uno dei loro ministri di riferimento e il board di Eni. E’ servito ad inaugurare una fase di evidente distensione nei rapporti tra pentastellati e multinazionale. Per il tavolo ministeriale, date precise ancora non ce ne sono. “Sto continuando a richiedere aggiornamenti – aggiunge Lorefice – la prossima settimana, potrebbero arrivare nuovi riscontri. A breve, è in programma l’assemblea Eni e si capiranno meglio i programmi stilati dall’azienda”.

Uno dei punti strategici del protocollo è il progetto di smantellamento di tutti gli impianti che non hanno più utilità nel processo di produzione dei biocarburanti. Sono in totale diciassette quelli indicati nell’intesa. Verranno man mano dismessi ed eliminati del tutto, il Topping 2 (colonne C3/C4 e vessel V2/V3), il sistema Fraz Btx (C20 A/B torri argilla, colonne C22/C23, serbatoi da S1-S14, vessel V21 e V22, aircooler E27A/B-E31A/B), l’Alchilazione (colonna C6 e ricevitore annesso, vessel V20), Fraz Aria (K13A/13B/13C-ciclo frigo O2), Taz (vasche MS10A/B), Tas (impianto pilota Eni ricerche e silos randalite fossile), Centrale termoelettrica (caldaia G100, caldaia G200, caldaia G300), Snox (camino), Torcia D-D1 (intera struttura), Coking1 (struttura trivella), Coking2 (struttura trivella), Texaco lavaggio gas (intero impianto), Acido solforico (intero impianto), Sea lines (porzione di collegamento pontile/diga foranea), Linee pontile/pontiletto (cinque linee fuori servizio), Motorfuel (305) (intero impianto) e Btx (306) (intero impianto). Lo smantellamento dovrebbe riguardare impianti che occupano circa venti ettari delle aree interne al sito industriale. Gli interventi riportati nel protocollo si concluderebbero entro il 2022, anche se l’elenco potrà essere più lungo, in base a quanto verrà deciso dall’azienda. L’accordo sancito da Costa e Descalzi, inoltre, prevede interventi per la rimozione di “rottami nei fondali intorno al pontile di Gela” e il “recupero del canale per la raccolta delle acque di raffreddamento”. Con l’incognita della ripresa successiva al blocco causato dal contagio Covid, l’eventuale tavolo ministeriale potrebbe servire a fare luce anche su eventuali slittamenti dei tempi, inizialmente preventivati.

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