Impianti rifiuti, Montagnino: “Tmb monco ma Ato l’ha avviato nonostante ritardi”

 
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Montagnino esclude la necessità di interventi tecnici sul Tmb

Gela. La società “Impianti Srr” ha ufficialmente preso in mano la gestione del sistema di trattamento meccanico biologico a Timpazzo. L’amministratore Giovanna Picone, ieri, ha dato il via alla nuova gestione, che segue quella dell’Ato Cl2 in liquidazione. L’ente guidato dal commissario Giuseppe Panebianco continua ad avere in carico sia la discarica che l’impianto di compostaggio di Brucazzi. Panebianco, ormai da anni, si è affidato all’ingegnere Sergio Montagnino, che negli ultimi sei mesi è stato responsabile tecnico del Tmb e continua ad esserlo della discarica. Il continuo mutamento di norme regionali, le emergenze e i ritardi amministrative hanno prodotto una sovrapposizione, che non è stata ancora del tutto risolta. “Dal punto di vista formale, il passaggio di gestione dell’impianto Tmb può essere ritenuto molto importante perché consente di dare forma ad una tipologia, per alcuni oramai obsoleta – dice Montagnino – creata oramai diversi lustri fa dalla Regione. Da un punto di vista sostanziale, non è ancora un passaggio epocale, perché solo quando la “Impianti Srr” avrà completato la pianta organica con propri dipendenti si potrà dire che questa transizione avrà avuto concreta ragione di essere”. Montagnino ritiene strategico il Tmb, ma non sarà decisivo nell’intero ciclo dei rifiuti. “E’ una componente importante in quella che dovrà essere la gestione integrata dei rifiuti, ma da solo non può risolvere tutti i problemi strutturali del territorio e della Sicilia in genere – aggiunge – per fortuna sarà presto accoppiato alla nuova vasca E della discarica che si spera venga consegnata a breve, anche perché la vecchia discarica gestita dall’Ato è oramai arrivata al capolinea. Ma anche questo non sarà sufficiente. Bisogna chiudere a trecentosessanta gradi il ciclo dei rifiuti, altrimenti la gestione non sarà mai remunerativa e le singole fasi costituiranno solo un costo aggiuntivo, senza ritorno economico”. L’Ato ha portato avanti la fase di avvio del Tmb, ma Montagnino parla di impianto progettato “monco”. “Alcuni residui della lavorazione vanno correttamente in discarica mentre per quello che chiamiamo residuo secco, che nell’autorizzazione con cui l’impianto viene gestito è indicato come Css, ovvero combustibile solido secondario, non è stato previsto ulteriore trattamento. Come Ato, prima della progettazione a cura del dipartimento regionale, avevamo ufficialmente indicato che questa fase doveva essere inserita per evitare futuri problemi gestionali – aggiunge – ma la nostra proposta restò lettera morta. Ora ci troviamo in presenza di una notevole quantità di materia prima seconda di difficile collocazione sul mercato siciliano, per non dire impossibile visti tutti i dinieghi da noi ricevuti come Ato. Questo materiale potrebbe anche essere declassificato a rifiuto con un codice Cer preciso. Ma anche questo troverebbe difficoltà nel reperimento di impianti adatti, almeno in Sicilia. Noi abbiamo posto il problema agli enti preposti, ma non ci è stata data alcuna risposta. Mi auguro che la legale rappresentante della “Impianti Srr”, che gode del pieno appoggio dei sindaci soci e del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti, possa trovare la soluzione al problema”. Secondo l’ingegnere, anche i numeri della differenziata vanno valutati in base alla qualità della raccolta e una differenziata “sporca”, produce quasi esclusivamente costi ulteriori. L’amministratore Picone, ieri, ha spiegato la necessità di apportare miglioramenti tecnici nel sistema del trattamento meccanico biologico, aspetto che convince poco Montagnino. “L’impianto durante i sei mesi di gestione Ato ha sempre valorizzato la frazione organica e quindi in questo senso niente di innovativo dovrà essere apportato, a differenza di quanto spiegato dall’ingegnere Picone – dice ancora Montagnino – inoltre, almeno in questa fase, l’impianto è stato autorizzato a ricevere i rifiuti solidi urbani indifferenziati di ventidue Comuni, in continuità con quanto già fatto nei sei mesi precedenti e questo comporta una carico medio giornaliero di circa 130-140 tonnellate, che potrà essere aumentato essendoci ancora margini, secondo quanto previsto dalla capacità annua autorizzata. Resta attiva, ma ancora per poco, la vecchia discarica, mentre è operativo l’impianto di compostaggio di contrada Brucazzi che pur con i suoi limiti tecnici e dimensionali rappresenta una piccola valvola di sfogo per l’organico prodotto in zona. Entrambi sono gestiti dall’Ato e il compostaggio è pure di proprietà della società gestita dall’avvocato Giusepepe Panebianco, anche se da più parti si ipotizza il passaggio alla Srr, circostanza questa che, mi si dice, sia difficilmente percorribile”.

Montagnino ribadisce il ruolo svolto da Ato, anche rispetto al Tmb. “Abbiamo avviato un impianto che correva il rischio di rimanere inattivo per i ritardi di chi doveva subentrare – conclude – siamo partiti da zero. L’avvocato Panebianco ha confermato le sue doti di amministratore, avviando quel processo di formazione e ottimizzazione che non è concluso, ma potrà essere completato da chi ha preso il nostro posto. Già il 30 aprile eravamo pronti a passare il testimone, ma ci hanno chiesto una proroga di trenta giorni che sono forse stati quelli più difficili. Quando una squadra sa che cambieranno il presidente e l’allenatore, è più difficile da gestire perché i “giocatori” sono portati a relazionarsi con chi subentrerà. In circostanze come queste è la professionalità che fa la differenza rispetto ai dilettanti. Non in tutti abbiamo ritrovato questa professionalità, ma in generale non posso che ringraziare con il cuore in mano ditte e operatori che hanno collaborato, con l’augurio che possano rimanere nella pianta organica della “Impianti Srr”. Infine, faccio un in bocca al lupo all’ingegnere Giovanna Picone, che sicuramente, vista la sua esperienza, saprà affrontare al meglio la nuova sfida che l’attende”. Il ciclo dei rifiuti mantiene ancora diversi aspetti da valutare, anche se sul territorio gli impianti pubblici riescono ad assicurare una quasi totale copertura. Ci sarà ancora molto da discutere sulle competenze tra società che si sono succedute.

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