Imprenditore registrò richieste estorsive: difesa Palena, “No pizzo”

 
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Gela. Avrebbe cercato di estorcere denaro da destinare ai detenuti affiliati al gruppo della stidda: senza sapere, però, che la sua vittima registrava ogni conversazione.

Un particolare emerso durante l’ultima udienza del processo a carico del trentunenne Nicola Palena. Il presunto estorsore venne bloccato dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta mentre usciva dagli uffici dell’azienda metalmeccanica Soces srl, gestita dall’imprenditore Cristoforo Palmieri. L’imputato aveva con sé circa 1.500 euro: denaro che, stando agli investigatori, avrebbe ottenuto dalla sua vittima a titolo di messa a posto. Davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore, ha deposto uno degli agenti della mobile che, nel dicembre di due anni fa, partecipò al blitz organizzato per l’arresto di Palena.
L’agente ha illustrato i tanti appostamenti effettuati per monitorare le mosse dell’imputato che, solo qualche settimana prima, era tornato in libertà. Gli investigatori, infatti, notarono più volte Nicola Palena discutere con il titolare della Soces srl anche nei pressi di bar molto frequentati.
Così, avrebbero iniziato a rafforzare i controlli fino a quando non si passò alla fase dell’arresto.
Negli uffici della società presa di mira, gli agenti della mobile di Caltanissetta ritrovarono una cassetta utilizzata da Cristoforo Palmieri allo scopo di registrare i colloqui con Nicola Palena.
“Ricordo molto bene – ha detto l’agente – che durante l’ispezione effettuata negli uffici dell’impresa ritrovammo questa cassetta. Una parte delle registrazioni, però, è risultata non del tutto comprensibile. Sicuramente, dagli appostamenti effettuati, ci risulta che Palena e l’imprenditore si videro più volte nell’arco di pochi giorni”.
La difesa dell’imputato, alla presenza dell’avvocato Raffaella Nastasi, ha sempre sostenuto che i soldi ottenuti dal presunto estorsore servissero, invece, a coprire solo una parte del debito vantato dalla Soces nei confronti dell’azienda gestita dal fratello dello stesso Nicola Palena.
Sarebbe stato l’attuale imputato a ricevere l’incarico di trattare con Palmieri per ottenere la copertura del credito spettante all’azienda gestita dalla famiglia Palena.

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