Imprenditori locali strozzati da prestiti ad usura, due condanne: depositate motivazioni

 
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Gela. Le motivazioni sono state depositate e i verdetti di condanna, probabilmente, verranno impugnati in appello. A fine giugno, il collegio penale del tribunale ha emesso condanne nei confronti di Roberto Ingegnoso (due anni e sei mesi di reclusione) e Salvatore Ingegnoso (due anni). Erano a processo dopo che i pm della procura sono risaliti ad un presunto giro d’usura, ai danni di un gruppo di imprenditori locali. Avrebbero ricevuto denaro, ma da restituire a tassi molto elevati. Il collegio ha riconosciuto la continuazione e le attenuanti, mentre altri capi di imputazione erano già prescritti. Prescrizione che ha invece determinato l’assoluzione nei confronti di Concetta Di Pietro e Onofrio Celona, a loro volta a processo. Al termine della requisitoria, il pm Luigi Lo Valvo ha chiesto la condanna a sette anni e sei mesi nei confronti di Roberto Ingegnoso, ritenuto il presunto artefice dei soldi concessi a strozzo. Per il pubblico ministero, gli imprenditori che si rivolsero direttamente a lui sarebbero finiti in una specie di via senza uscita, dovendo adempiere ai debiti ma anche agli impegni contratti con le banche. Ingegnoso, in base a quanto indicato dall’accusa, avrebbe avuto canali preferenziali con alcuni funzionari di istituti di credito della città, che l’avrebbero agevolato. Le richieste di condanna sono state sostenute dai legali degli imprenditori strozzati, gli avvocati Giovanna Zappulla e Davide Limoncello.

I loro assistiti non sarebbero riusciti a far fronte agli impegni, andando in crisi finanziaria costante. La difesa, però, ha sempre escluso che i soldi siano stati concessi con tassi ad usura. L’avvocato Flavio Sinatra ha prodotto documenti contabili e provvedimenti, usati per dimostrare come in realtà quelle aziende non fossero in crisi e avrebbero avuto a disposizione notevole liquidità. I rapporti tra i titolari e Roberto Ingegnoso non sarebbero mai stati alla stregua di quelli tra usuraio e strozzati. Ha fatto riferimento ad interessi imprenditoriali comuni, controbattendo alla versione d’accusa. Il collegio ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore degli imprenditori, così come chiesto dai loro legali. I giudici hanno disposto la confisca di beni riconducibili ad Ingegnoso.

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