In aula manca il sindaco, Gallo e Giudice attaccano: urla tra Fava e Di Dio

 
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Gela. Urla, insulti e un primo cittadino invocato da tutti ma assente in aula. Alla fine, anche a conclusione della seduta di consiglio comunale convocata per lunedì sera, è sfumato il numero legale.

Niente confronto sui debiti fuori bilancio con valore superiore ai trentamila euro ma, soprattutto, aspri scontri verbali.
La seduta, aperta dal socialista Piero Lo Nigro che ha nuovamente chiesto al presidente Giuseppe Fava di fissare senza troppi indugi un consiglio monotematico sullo stato della sanità locale, si è scaldata con l’intervento dell’esponente di Scelta Civica Salvatore Gallo.
“Ma scusate – ha chiesto ironicamente – siamo stupidi a presentarci in quest’aula quando, invece, gli altri la disertano? Vorrei capire perché il presidente Fava ha dato inizio alla seduta. Abbiamo più volte ribadito che senza la presenza dell’assessore al ramo e del dirigente di settore non si possono trattare gli atti. Per discutere dei debiti fuori bilancio è necessaria la presenza del sindaco Fasulo, titolare della delega. Mi pare che questa giunta non manchi mai alle inaugurazioni mediatiche, preferendo snobbare il consiglio”.
Dello stesso avviso il consigliere di maggioranza Gioacchino Pellitteri. “Mi verrebbe da chiedere – è intervenuto – un rinvio di questo consiglio alla sera della festa patronale. Così, potremmo capire chi tiene al proprio ruolo. Purtroppo, la giunta ha scelto di mettere da parte il civico consesso. Diciamolo chiaramente, i veri poteri stanno fuori da quest’aula. Se il consiglio comunale non serve a nulla, dimettiamoci tutti”.
Gli animi sono diventati ancor più tesi durante il primo confronto verbale, tutto targato Pd, esploso tra il presidente Giuseppe Fava e il suo compagno di partito Rocco Giudice.
“Lei presidente – ha detto il consigliere rivolgendosi a Fava – dovrebbe assicurare la presenza sia del sindaco che di assessori e dirigenti. Viste le tante assenze, mi viene da pensare che non faccia bene il suo lavoro”.
Decisamente piccata la risposta del presidente. “E’ lei che non fa bene il suo lavoro, è spesso assente – ha replicato a Giudice – vorrà dire che la prossima volta organizzerò un taxi per prelevare direttamente nelle loro abitazioni tutti i dirigenti e gli assessori”. L’assenza in aula del sindaco Angelo Fasulo è stata criticata anche dall’esponente del Megafono Gaetano Trainito. “Continuo a non comprendere – ha ammesso – le ragioni di tutte queste assenze”.
Il patatrac si è concretizzato durante l’intervento del rappresentante di Articolo 4 Giuseppe Di Dio. “Il sindaco, gli assessori e i dirigenti – ha attaccato proprio Di Dio – sono tenuti per regolamento ad essere presenti in aula, altrimenti non si capirebbe la ragione dell’essere automaticamente citati in tutti gli atti ufficiali di convocazione del civico consesso. A questo punto, il presidente, e non l’hai mai fatto, dovrebbe inviare delle note di segnalazione ai componenti dell’organo di valutazione. Lei, presidente, doveva prendere atto di queste assenze e rinviare la seduta”.
Fava, però, non ha per nulla accettato il secondo attacco consecutivo nei suoi confronti dopo quello arrivato dal compagno di partito Rocco Giudice. Di Dio lo ha ripreso, accusandolo di toglierli la parola senza giustificato motivo “Quello che affermate non è previsto in nessuno statuto – ha detto irato il presidente del consiglio – e questo non glielo consento consigliere Di Dio. Proprio lei non mi può accusare. Quando tornerà a ricoprire la carica di presidente, potrà agire come meglio crede. Non mi accusi di sottrarle la parola. Lei parla in continuazione”.
Lo scontro tra i due è proseguito lungo i corridoi di Palazzo di Città con una serie di accuse reciproche e offese che solo la presenza degli altri esponenti del civico consesso ha consentito di attenuare.
Mentre lo scontro infuriava fuori dall’aula, il consigliere centrista Giuseppe Morselli non ha mancato di richiamare i tanti problemi interni al partito di maggioranza, quel Pd che non sembra trovare pace. “Paghiamo – ha detto – la vera e propria faida interna scoppiata nel Partito Democratico. Perché di questo si tratta, una faida che pesa sui lavori d’aula”.
Il numero legale, intanto, era decisamente sfumato. Il presidente di turno Salvatore Gallo ne ha preso atto, sciogliendo i ranghi. Morale della favola, nessun punto all’ordine del giorno è stato trattato. 

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