“In maggioranza campagna elettorale e populismo”, Di Dio: “Greco non interviene”

 
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Il consigliere Luigi Di Dio

Gela. Il sindaco Lucio Greco, almeno su un piano più politico, per ora ha scelto di non intervenire nella dialettica, decisamente animata, che è in atto tra le fila della sua maggioranza. Probabilmente, sta valutando scelte e soluzioni. Il vicesindaco Terenziano Di Stefano, ieri, è stato assai diretto. Ha respinto il “populismo” di alcuni alleati. Senza troppi giri di parole, si è riferito ai renziani di Italia Viva ma anche al presidente dell’assise civica Salvatore Sammito. La “salute” politica dei pro-Greco non è esattamente immune da rischi. Con l’imminente volata verso le urne delle regionali, la situazione potrebbe anche peggiorare. I civici, che a più riprese hanno confermato di voler sostenere il progetto dell’avvocato Greco, non vogliono più fare da “sacco da boxe” (come ha spiegato Di Stefano), subendo colpi inferti da ogni direzione. I renziani hanno risposto per le rime, denunciando il tentativo di trasformare in regola il “mutismo imposto”. Luigi Di Dio, che anche dopo aver lasciato Forza Italia vuole mantenere “l’impegno con la città”, è tra quei consiglieri dello zoccolo duro, che guardano con una certa circospezione alle mosse dei pro-Greco, che pare possano permettersi di avere le mani libere. “Un consigliere comunale non può dare risposte sulla situazione attuale – dice – io il mio impegno con la città lo voglio mantenere e vado avanti. Però, non posso non notare che ci sono consiglieri e gruppi, rappresentati in giunta da assessori, che sembra non vengano messi al corrente delle decisioni. Come si fa ad avere un assessore, che ha anche votato le tariffe, e poi chiedere che il suolo pubblico venga concesso gratuitamente agli esercenti? O non hanno comunicazione oppure magari l’assessore non è il massimo. Non possono esserci consiglieri, anche senza assessori in giunta, che garantiscono sempre il pieno supporto agli atti dell’amministrazione e altri, invece, che pur essendo rappresentati in giunta, sfuggono al confronto o non si presentano. Nel corso di recenti riunioni di maggioranza, al sindaco abbiamo detto che è sempre meglio avere dieci consiglieri contenti piuttosto che diciassette scontenti. Le scelte però le deve fare il primo cittadino. E’ lui che deve dare riscontri alla città”. Di Dio è convinto che il clima da campagna elettorale stia già facendo maturare i primi tatticismi, incidendo anche sull’avvocato Greco. “Si vede chiaramente – aggiunge – i consiglieri interessati alla campagna elettorale non si presentano ai tavoli e alle riunioni. Così, in pubblico, possono ritenersi liberi di dire ciò che vogliono e di fare populismo, per i facili consensi. Anche il sindaco sa che c’è la campagna elettorale e non alza i toni per non danneggiare gli alleati che sono in corsa. Però, così fa arrabbiare chi ha sempre seguito la linea. Questo comportamento è un danno anche per lui stesso”.

L’indipendente ha le idee molto chiare e pone quasi uno spartiacque all’interno della maggioranza. “Non è accettabile che si dica che le responsabilità sono di tutta la maggioranza – aggiunge – ci sono assessori che stanno lavorando bene e consiglieri che sono sempre presenti e sostengono l’azione. Chi non si presenta in aula, dimostra di non riconoscere l’assessore che presenta l’atto. Gli appelli sui giornali, per l’unità, non servono. Bisognerebbe essere consequenziali e coerenti. Se ci sono dubbi o non si crede nell’azione avviata, lo si dovrebbe dire chiaramente. Bisogna sempre fare i conti con la coscienza. Il sindaco ha voluto fare scelte, che non ha condiviso con nessuno, affidando compiti precisi ai gruppi. Si è posto come leader della maggioranza ed è giusto che sia lui ad intervenire. Non è un compito che possa spettare ad un consigliere comunale”. Di Dio, che negli ultimi mesi ha spesso collaborato con i civici, condividendo più proposte (“siamo sei o sette e non è questione di condividere ma la maggioranza è questa”), ripropone una sorta di dicotomia tra i “responsabili” e chi invece starebbe facendo scelte solo per un proprio tornaconto politico, senza curarsi troppo degli equilibri della coalizione. L’ultima parola, a questo punto, dovrebbe spettare all’avvocato Greco.

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