Incendi e risse, il vertice in prefettura dopo le settimane di violenza: “Non serve l’esercito, servono più denunce”

 
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(foto archivio)

Gela. Non serve l’esercito ma servono più denunce, sia da parte dei cittadini sia da parte di tutte le categorie produttive che subiscono danni dalla presenza, piuttosto invadente, di una microcriminalità decisamente distante dalle gerarchie mafiose di un tempo.

Poche denunce. E’ quanto emerge dall’esito dell’incontro tenutosi in prefettura, a Caltanissetta, dopo la richiesta giunta proprio dalle associazioni di categoria del commercio e dalle sigle sindacali confederali di Cgil, Cisl e Uil. L’incontro con il prefetto Maria Teresa Cucinotta è stato individuato come primo passo nel tentativo di disegnare gli attuali contorni di gruppi, più o meno organizzati, che si muovono in città, generando danneggiamenti e fenomeni ancor più eclatanti come la violenza del fine settimana, culminata in tante risse, una delle quali al centro di un provvedimento, poi attenuato, di chiusura temporanea del locale “Bite”. All’incontro nisseno, c’erano il prefetto Maria Teresa Cucinotta, ma anche il procuratore capo Fernando Asaro e i vertici delle forze dell’ordine impegnate in città, oltre alle stesse associazioni di categoria e alle segreterie sindacali di Cgil, Cisl e Uil. L’amministrazione comunale, con il sindaco Domenico Messinese e il vice Simone Siciliano, ha ribadito la necessità che il fenomeno criminale venga contrasto con interventi mirati, senza comunque militarizzare il territorio. Da quanto emerge, però, sia i magistrati della procura sia le forze dell’ordine hanno sottolineato la difficoltà di ricostruire decine di danneggiamenti, con in testa gli incendi notturni, anche a causa di una percentuale di denunce o di segnalazioni molto bassa. Le associazioni di categoria hanno riproposto la necessità di tutela, in favore di chi cerca di investire in città, senza abbandonarla.

“Non serve delegittimare le istituzioni”. “Non delegittimateci!”, sembra questo il messaggio lanciato da istituzioni e forze dell’ordine in direzione degli esponenti delle categorie produttive e sindacali che dopo il provvedimento di chiusura del locale “Bite” non sono stati teneri, anche con prese di posizione pubbliche, nei confronti della decisione. Il prefetto nisseno ha confermato l’attenzione sul caso Gela, tanto da ricordare gli incontri già tenuti in città. Non c’è nessun abbandono, quindi, né la volontà di danneggiare gli operatori economici. Al tavolo di confronto, c’erano i rappresentanti delle associazioni antiracket del territorio, compresa quella locale. La riunione, che alla fine non ha prodotto eventuali cronoprogrammi d’intervento, è servita soprattutto a stemperare una certa diffidenza che, nelle ultime settimane, sembrava essersi impadronita dei rapporti tra le istituzioni locali e il mondo sindacale ed economico. Non a caso, il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice ha rimarcato i tanti punti oscuri vissuti dal territorio. Non solo la violenza di giovani e giovanissimi, ma anche lo sfruttamento lavorativo subito da tanti che cercano un appiglio occupazionale, diventando troppo spesso vittime di vere e proprie imposizioni.    

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