Inchiesta “Cavallo di ritorno”, appello conferma condanne: giovani accusati di furti

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. Sono state confermate le decisioni già emesse in primo grado dal collegio penale del tribunale. Anche i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno pronunciato condanne nei confronti dei giovani imputati, coinvolti nell’inchiesta “Cavallo di ritorno”. L’unica riduzione di pena ha toccato la posizione di Armando Emanuele Ferrigno, difeso dall’avvocato Salvo Macrì. I dieci mesi di reclusione, disposti in primo grado, sono stati ridotti a sei mesi. Per il resto, come già chiesto dalla procura generale, i giudici di secondo grado hanno ribadito le decisioni del collegio gelese. Erano stati disposti quattro anni di reclusione per Pasquale Trubia, tre anni a Salvatore Lignite e un anno e quattro mesi per Armando Ferrigno. Secondo le accuse, avrebbero tutti fatto parte del gruppo attivo nei furti di scooter e moto, individuato dai pm della procura e dai poliziotti del commissariato.

Per la restituzione dei mezzi, avrebbero chiesto denaro ai proprietari. Tra le vicende ricostruite dagli investigatori, anche la rapina subita da un giovane, al quale vennero sottratti i biglietti di un concerto. Gli imputati avrebbero spesso colpito nei pressi dei lidi balneari ma anche nelle zone della movida cittadina. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi, che hanno a loro volta insistito affinché i giudici di appello rivedessero le pronunce di primo grado.

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