Inchiesta “Cave canem”, Ascia non parla: in carcere si è avvalso della facoltà di non rispondere

 
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I poliziotti ricostruirono diversi colpi anche usando le immagini dei sistemi di videosorveglianza

Gela. Ha deciso di non parlare, davanti al gip sardo che per rogatoria avrebbe dovuto sentirlo questa mattina, nel carcere di Sassari, dove è stato trasferito subito dopo il blitz “Cave canem”. Il ventenne Carmelo Ascia è accusato di aver fatto parte di un gruppo, ben organizzato, attivo nei furti e nello spaccio di droga. Insieme a lui, negli scorsi giorni, i poliziotti hanno arrestato il ventiseienne Salvatore Perna e il ventiduenne Giuseppe Migliore, che sono invece agli arresti domiciliari (rappresentati dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Giuseppe Cammalleri). Difeso dall’avvocato Marco Granvillano, Ascia si è avvalso della facoltà di non rispondere e attende l’esito del ricorso al tribunale del riesame di Caltanissetta, già avanzato dalla difesa. Si trovava in Sardegna, per ragioni lavorative, quando i poliziotti lo hanno raggiunto e portato in carcere. Sono decine gli indagati, a piede libero.

I poliziotti del commissariato e i pm della procura sono certi di aver bloccato un giro ormai vasto di furti. Pare che la refurtiva, soprattutto auto e ciclomotori, venisse poi nascosta tra le strade del quartiere Settefarine.

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