Inchiesta “Chimera”, la maxi retata contro gli stiddari mazzarinesi: aperto il dibattimento

 
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Gela. Non sono state accolte le eccezioni difensive avanzate da alcuni legali degli imputati coinvolti nel blitz antimafia “Chimera”. La riserva sarà successivamente sciolta solo sulla posizione di Vincenzo Iannì, per il quale la difesa, rappresentata dall’avvocato Sergio Anzaldi, ha inoltrato richiesta di giudizio abbreviato. Questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola), è stato aperto il dibattimento. Sono a processo i presunti capi e i fiancheggiatori del gruppo stiddaro dei Sanfilippo. I pm della Dda di Caltanissetta e i carabinieri fecero luce su un’organizzazione di mafia considerata capillare sul territorio, a partire da Mazzarino, ma anche fuori dalla Sicilia. Vengono contestate svariate ipotesi di reato, oltre all’associazione mafiosa anche le estorsioni e il traffico di droga. Il rinvio a giudizio è stato definito a settembre. Altri imputati hanno optato per riti alternativi.

Davanti al collegio, ne rispondono Santa Sandra Aleruzzo, Bruno Berlinghieri, Giovanni Di Pasquale, Rosangela Farchica, Samuel Fontana, Vincenza Galati, Antonino Iannì, Dario Iannì, Vincenzo Iannì, Bartolomeo La Placa, Ilenia La Placa, Francesco Lo Cicero, Michele Mazzeo, Enza Medicea, Rosario Ridolfo Nicastro, Salvatore Ridolfo Nicastro, Andrea Sanfilippo, Calogero Sanfilippo (1991), Calogero Sanfilippo (1983), Calogero Sanfilippo (1976), Giuseppe Sanfilippo (1984), Giuseppe Sanfilippo (1979), Marcello Sanfilippo, Maria Sanfilippo, Marianna Sanfilippo, Marianna Sanfilippo (1985), Maurizio Sanfilippo, Girolamo Zuccalà e Ignazio Zuccalà. Parte civile, attraverso l’Avvocatura dello Stato, è il Ministero dell’interno (rappresentato dal legale Giuseppe Laspina).  Tra gli imputati, c’è la gelese Valentina Maniscalco (difesa dall’avvocato Giacomo Ventura), accusata insieme al marito Emanuele Brancato (che ne risponde in un altro giudizio) di aver strutturato rapporti con i Sanfillippo per il traffico di droga. La caratura criminale dei mazzarinesi avrebbe fatto breccia anche nel nord Italia, dove secondo gli inquirenti la famiglia di mafia si sarebbe radicata. Il collegio ha provveduto alla riunione per altri due imputati, rispetto ai quali era stato disposto il giudizio immediato. Le richieste istruttorie sono state formalizzate dai legali di difesa e dai pm della Dda Claudia Pasciuti e Davide Spina.  Per due omicidi, ricostruiti dai carabinieri e dai pm della Dda di Caltanissetta, saranno giudicati con l’abbreviato sia Salvatore Sanfilippo (1963) che Beatrice Medicea (sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Agata Maira). Gli investigatori sono certi di aver fatto luce sulle morti di Benedetto Bonaffini e Luigi La Bella, che risalgono al periodo a cavallo tra anni ’80 e ’90. Nel corso dell’udienza preliminare, il gup aveva deciso la trasmissione degli atti al tribunale di Gela per quattro imputati, compreso il medico Giuseppe Fanzone (difeso dall’avvocato Carmelo Brentino). Stessa decisione è stata assunta per un altro medico, l’attuale sindaco di Butera Giovanni Zuccalà (difeso dal legale Rocco La Placa). Le difese avevano eccepito l’incompetenza territoriale del giudice nisseno. Sono accusati di ipotesi di reato diverse da quelle associative, addebitate invece agli altri coinvolti. Il collegio penale, intanto, ha proceduto ad affidare l’incarico ad un pool di periti che si occuperà di trascrivere il contenuto delle tante intercettazioni condotte dagli inquirenti.

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