Inchiesta sui fondi antiracket, riesame annulla sequestro imposto a Caponetti

 
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Il presidente dell'antiracket Renzo Caponetti

Gela. L’indagine condotta dai pm della procura riguarda presunti raggiri per l’ottenimento dei fondi destinati alle vittime di usura ed estorsione. L’inchiesta tocca l’ex presidente dell’antiracket Renzo Caponetti (dimessosi in attesa di fare chiarezza sulla sua posizione) e la moglie. Ieri, il legale che li rappresenta, l’avvocato Mario Ceraolo, ha discusso il ricorso davanti al tribunale del riesame. I giudici nisseni hanno disposto l’annullamento del decreto di sequestro, che toccava somme per circa 396 mila euro, e la restituzione dell’ammontare. Le motivazioni verranno successivamente depositate. La difesa di Caponetti, a seguito del provvedimento autorizzato dal gip del tribunale, si è rivolta proprio al riesame, ritenendo non sussistere le condizioni per il sequestro dell’intera somma. Sono state esposte le ragioni del ricorso, chiedendo appunto che si disponesse l’annullamento e lo sblocco dell’ammontare. L’indagine va avanti. Per i magistrati della procura ci sarebbero stati “artifizi e raggiri” per ottenere le somme come vittima di estorsione, però “traendo in inganno” la struttura del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Gli inquirenti hanno condotto controlli sulle attività commerciali di Caponetti. Dopo aver ricevuto il provvedimento di sequestro, aveva spiegato che tutto venne condotto alla luce del sole, senza irregolarità e con controlli e verifiche condotte dalle forze dell’ordine, dalla prefettura di Caltanissetta, dal relativo nucleo di valutazione e con un deliberato del Comitato di solidarietà per le vittime di estorsione istituito presso il Ministero dell’interno. La decisione dei giudici del riesame di Caltanissetta interviene sul provvedimento di sequestro, annullandolo.

L’inchiesta invece prosegue e l’ex presidente dell’antiracket si era già detto fiducioso, convinto di aver agito nel rispetto delle norme in materia. Secondo i pm e i militari della guardia di finanza e del nucleo di pg, le somme al centro degli approfondimenti non sarebbero state destinate alle “finalità previste dalla normativa in materia di elargizioni agli appartenenti ad associazioni di solidarietà”.

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