Incidente all’Asi, morì Cammalleri: due condanne per omicidio colposo

 
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La vettura finì fuori strada

Gela. La decisione è arrivata a nove anni da quei fatti. Nel luglio del 2011, il commerciante cinquantaduenne Crocifisso Cammalleri perse la vita dopo un incidente stradale, nell’area della zona industriale ex Asi. Era a bordo di una Fiat Idea che subì danni dopo l’impatto con un autoarticolato, che trasportava lastre di lamiera. I due imputati, Carmelo Mezzasalma ed Emanuele Vella, sono stati condannati ad un anno e quattro mesi ciascuno, con l’accusa di omicidio colposo. In base a quanto ricostruito nel corso delle indagini e in dibattimento, Vella sarebbe stato alla guida del mezzo pesante e durante una manovra la parte sporgente del carico avrebbe colpito l’auto sulla quale viaggiava la vittima, ma condotta da un’altra persona. La vettura finì fuori strada e le conseguenze riportate da Cammalleri furono così gravi da non poter evitare il peggio. I pm della procura e i carabinieri hanno ricostruito la dinamica, nonostante l’iniziale reticenza degli indagati. Pare che il mezzo pesante fosse stato rimosso dal luogo dell’incidente, anche perché privo di copertura assicurativa. Venne comunque ritrovato. Il pm Pamela Cellura, che ha sostenuto l’accusa nel lungo giudizio, ha fatto riferimento anche alle due perizie contrastanti, quella disposta dalla procura e l’altra prodotta dal consulente delle difese.

Al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna degli imputati a due anni di reclusione ciascuno. Parte civile nel giudizio si è costituita l’Associazione familiari e vittime della strada. I carabinieri accertarono la presenza di tracce di vernice dello stesso colore di quella della Fiat Idea su alcune lastre caricate nel rimorchio dell’autoarticolato. Sarebbero state analizzate le immagini riprese da alcuni sistemi di videosorveglianza. E’ emerso che mentre Vella era alla guida, Mezzasalma, nei pressi dell’ingresso di un capannone aziendale, monitorava lo spostamento del mezzo. Poi, ci sarebbe stato l’impatto. I legali di difesa, gli avvocati Giuseppe D’Aleo e Angelo Fasulo, hanno sempre messo in dubbio l’intera ricostruzione d’accusa. Hanno ribadito che non ci sarebbero stati elementi certi per sostenere che le manovre del mezzo abbiano causato l’impatto tra le lastre e la Fiat Idea. A loro volta, si sono rifatti alle conclusioni della perizia di parte. Il giudice Miriam D’Amore, però, ha accolto la linea d’accusa, disponendo la condanna.

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