Indagine sull’ex lido “Eden”, partito giudizio: “Occupato anche se concessione scaduta”

 
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Gela. Ormai ridotto ad un rudere fatiscente, l’ex lido “Eden” sarebbe stato occupato, senza titolo, anche dopo la scadenza della concessione demaniale, che dal 2010 in poi non sarebbe più stata pagata. Un’indagine che ha portato a processo la consorte del titolare, deceduto negli scorsi anni. La donna e il figlio, secondo quanto ricostruito dai pm della procura e dalla capitaneria di porto, avrebbero continuato ad usufruire della struttura, seppur in condizioni pessime, senza averne diritto. In aula, davanti al giudice Martina Scuderoni, è stato sentito l’ex comandante della capitaneria locale, Pietro Carosia. Il militare ha spiegato di aver partecipato ad un sopralluogo nell’ex lido. Durante gli accertamenti, la donna che ora è imputata avrebbe riferito che uno dei piani dell’immobile era ancora nella sua disponibilità. In un’ala dell’ex stabilimento balneare, inoltre, vennero trovati dei letti, utilizzati probabilmente da alcuni ambulanti, senza fissa dimora, che trovavano rifugio. “Era attivo anche l’allaccio alla rete elettrica – ha spiegato l’allora comandante della capitaneria – che era comunque garantito con fili scoperti e molto pericolosi. Trovammo un uomo che stava cucinando, usando un fornello. Fuggì appena si accorse della nostra presenza”. L’imputata è difesa dall’avvocato Calogero Giardina, che come il pm Tiziana Di Pietro, ha posto domande al testimone. Per il legale, non ci sarebbero state irregolarità, anche sulla scorta dell’originaria concessione rilasciata per la struttura, chiusa da decenni. Nel corso del sopralluogo, come ha confermato il testimone sentito, furono ritrovati resti di amianto, usato nella vecchia struttura dell’ex lido.

I controlli vennero condotti, inoltre, da agenti della municipale e da personale Asp. In aula, per produrre atti e documenti, si tornerà a gennaio.

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