Indotto Eni, imprenditori e sindacati sempre più distanti: i metalmeccanici pronti ad un direttivo unitario

 
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Gela. Le distanze tra gli imprenditori dell’indotto Eni di Sicindustria e Legacoop

e i sindacati sono nette.
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Parti ancora molto distanti. L’ultimo incontro tenutosi tra le parti, con al tavolo sia i confederali di Cgil, Cisl e Uil sia i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm, si è praticamente concluso con una rottura. Sindacati e operai lamentano soprattutto l’eccessivo ripiego a forme contrattuali precarie, con rapporti di lavoro rinnovati a breve scadenza, passando dalle agenzie interinali, continue ore di straordinario e tanti operai della lista di disponibilità rimasti fuori dal ciclo produttivo della fabbrica.
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Gli imprenditori, invece, hanno sempre sostenuto l’assoluta regolarità dei rapporti contrattuali instaurati e il rispetto degli impegni previsti nei diversi protocolli. Chiaramente, le versioni in campo sono diametralmente opposte e la vicenda, entro fine anno, potrebbe finire ancora in prefettura, a Caltanissetta, dove è attivo un tavolo permanente sulla vicenda indotto, mentre in raffineria sono stati avviati i cantieri per la riconversione green.
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I metalmeccanici della triade di Fiom, Fim e Uilm, comunque, vogliono guardarsi in faccia e starebbero già pensando ad un direttivo congiunto, di tutte le sigle. Un’ipotesi che viene valutata dai segretari provinciali Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese. L’eventuale direttivo congiunto ha già il sostegno dei confederali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania.    

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