“Inferis”, in appello condanne confermate per Consiglio e D’Amico

 
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Gela. Sono state confermate le condanne per Rosario Consiglio e Francesco D’Amico. La decisione è stata formalizzata dalla Corte d’appello di Caltanissetta. La richiesta è arrivata dalla procura generale nel giudizio di appello legato all’inchiesta antimafia “Inferis”. I ricorsi in secondo grado sono stati proposti dalle difese di Consiglio e D’Amico, entrambi ritenuti responsabili di essere stati vicini al gruppo di mafia degli Alfieri. Il collegio penale del tribunale di Gela impose la condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione ciascuno. Decisione che è stata confemata dai giudici nisseni. L’inchiesta consentì di fare luce su quella che gli investigatori definirono subito “terza mafia”, autonoma da Cosa nostra e stidda. Fu coinvolto anche il boss Peppe Alferi, poi recluso sotto regime di carcere duro. Altri imputati, in primo grado, vennero assolti. Le difese di Consiglio e D’Amico, sostenute dagli avvocati Salvo Macrì e Rosario Prudenti, hanno nuovamente contestato gli addebiti mossi ai due imputati. E’ stata respinta ogni ipotesi di una loro appartenenza al gruppo criminale. Non avrebbero mai avuto un ruolo in danneggiamenti o richieste estorsive. Le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, ex braccio destro di Peppe Alferi, per le posizioni dei due imputati non avrebbero mai trovato riscontro concreto, questa è stata la linea difensiva.

Gli imputati si sono detti estranei alle dinamiche del clan. Consiglio spiegò di essere stato vittima, subendo anche l’incendio della propria attività di vendita di frutta e verdura. D’Amico, invece, è legato da rapporti di parentela alla famiglia Alfieri ma per la difesa questo non può giustificare le accuse che gli sono state rivolte. Nel corso del giudizio di appello, è stata riaperta l’istruttoria proprio per sentire alcuni testimoni. I giudici hanno confermato la decisione del collegio penale del tribunale di Gela. A questo punto, le difese potrebbero scegliere di rivolgersi alla Corte di Cassazione.

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